Bruno Bettelheim - Liberarsi della mentalita del ghetto

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Gruppo LAM presenta
Coverbook n. 024





LIBERARSI DELLA MENTALITÀ DEL GHETTO.
===> BRUNO BETTELHEIM <===





Questo saggio si basa su una conferenza del ciclo Lessing Rosenwald Lectures, tenuta nel 1962 e su un articolo apparso su "Midstream" nella primavera dello stesso anno. Il pubblico a cui mi rivolgevo in entrambe le occasioni era un pubblico di ebrei. Nella forma attuale non è mai stato pubblicato. (Contiene anche parti del mio Survival of theJews e Their Specialty was Murder.)



La mentalità del Ghetto è la mentalità di chi pur di fronte all'evidenza di problemi che mettono a rischio la propria vita, preferisce nasconderli per non affrontarli.

E la mentalità di chi preferisce rimandare l'esame di problemi fondamentali per rimanere legato ad una quotidianità passiva e abitudinaria.

E l'incapacità di difendersi, di reagire, di chiamare i problemi con il loro nome, di dare a loro la priorità che permette di risolvere prima i più importanti poi i più banali.

E la mentalità di chi ama farsi ingannare, e sfruttare pur di continuare a vivere in una temporanea tranquillità.

Con questa mentalità si apre la porta ai soprusi, alla sopraffazione da parte dei violenti, alle ingiustizie.

Vivere con questa mentalità non è un vantaggio, è la premessa per perdere tutto, anche la propria vita.











Bruno Bettelheim, classe 1903, fu uno psichiatra e psicanalista statunitense di origine austriaca. Citando Pirandello, potremmo parlare di un Dr. Bettelheim Uno e Due e concludere che la verità forse non esiste, poiché ognuno ha la sua. Cominciamo dalla biografia ufficiale:

Bettelheim nacque a Vienna, dove svolse gli studi universitari e si laureò nel 1938. Era il tempo di Freud, della psicoanalisi e poi, purtroppo, anche del Nazismo. Il destino di Bettelheim seguì la sorte di molti dei suoi correligionari ed infatti nel 1938 fu fatto prigioniero e portato nei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald. Nel 1939, in circostanze che non sono ancora del tutto chiare, lo psicoanalista riuscì a fuggire negli Stati Uniti, dove cinque anni dopo ottenne la cittadinanza americana.
Nel 1941 Bettelheim sposò, in seconde nozze, Trude Weinfeld, un'insegnante di cui si era innamorato prima di essere fatto prigioniero, e la coppia ebbe tre figli. Tranne che per i primi due anni, trascorsi presso il Rockford College nell'Illinois, lo psicoanalista lavorò all'Università di Chicago dove, nel 1963, ottenne anche una cattedra di psicologia e psichiatria. Presso la stessa Università si occupò di psicologia dell’età evolutiva e in particolare di autismo infantile, dirigendo per oltre trent’anni la Orthogenic School, Istituto residenziale per bambini psicotici dell’Università di Chicago. Nel 1944 divenne il Direttore dell'Istituto e in libri come "Love Is Not Enough" (1950) e Truants from Life (1955), Bettelheim descrisse i sistemi educativi della scuola e la filosofia terapeutica, da lui stesso elaborata.
Queste teorie sono spiegate, con aggiunta di casi clinici, in "The Empty Fortress: Infantile Autism and the Birth of the Self" (1967). Egli vedeva il comportamento dei bambini psicotici e autistici come il risultato di genitori troppo apprensivi in alcuni stadi delicati dello sviluppo psichico. I bambini, che tendono naturalmente a ritenersi responsabili di ciò che preoccupa i loro genitori, finiscono per ritirarsi in un mondo fantastico, allo scopo di prevenire un comportamento distruttivo e autodistruttivo.
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L'autrice Giuliana Proietti conclude:
Una biografia così distruttiva è spiegabile, oltre che per le ragioni obiettive fin qui elencate, anche per una comprensibile vendetta personale ed "etnica" da parte di Pollack (Bettelheim infatti aveva abbandonato la religione ebraica, professava l'ateismo ed inoltre parlava molto male degli altri ebrei, arrivando al punto di sostenere che le vittime dell'Olocausto avessero "collaborato" con i loro carnefici nella loro distruzione, in quanto da secoli coltivavano un pensiero 'da ghetto', all'insegna della passività).

un'altra biografia ben più aggressiva nei confronti di Bettelheim



Mentre Wikipedia dà poche notizie:
Studiò a Vienna, ma dovette interrompere gli studi alla morte del padre. Visse quindi un periodo in cui con la prima moglie Gina si prese cura di una bambina che poi scoprì essere autistica e si occupò degli affari di famiglia, ripresi i quali poté tornare a studiare e si laureò in filosofia con una tesi in Storia dell'arte, attorno all'estetica di Immanuel Kant.
Quando l'Austria fu invasa dalla truppe tedesche nel 1938 (Anschluss), fu deportato nei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald.
Nel 1939 fu rilasciato (in seguito all'amnistia per il compleanno di Hitler del 20 aprile) e riuscì a rifugiarsi raggiungendo la moglie negli USA.
Insegnò quindi psicologia a Chicago dal 1944 al 1973, dove lavorò anche alla "Orthogenic School", un istituto di studio e terapia infantile e adolescenziale che si occupava dei disturbi emotivi della crescita.
Morì suicida nel 1990, probabilmente a causa delle forti depressioni di cui soffriva.
Il pensiero
I suoi studi si incentrano sulla psicoanalisi applicata all'età evolutiva. In particolare ebbero successo le sue teorie sull'autismo. La sua ipotesi attribuiva la causa dell’autismo a un rapporto inadeguato con la madre (la cosiddetta madre frigorifero), da cui si doveva essere staccati per una terapia riabilitativa (la cosiddetta "parentectomia)". Nel suo celebre e discusso La fortezza vuota, Bettelheim correlava anche il comportamento dei bambini autistici a quello di alcune vittime delle SS nei lager nazisti, quelli che erano totalmente rassegnati alla morte e si ritiravano completamente dal mondo.
Sostenne la scarsa utilità o addirittura la nocività di un approccio educativo basato sul metodo delle punizioni, in particolare di tipo fisico.
Si interessò anche alle fiabe. Nel suo libro Il mondo incantato (The Uses of Enchantment. The Meaning and Importance of Fairy Tales, vincitore del National Book Award nel 1977) sostiene che le fiabe dei fratelli Grimm siano rappresentazione di miti freudiani.
Compare nel ruolo di sé stesso nel film Zelig di Woody Allen (1983).






Titolo: Liberarsi della mentalita del ghetto
Testo di: Bruno Bettelheim
Scritto nel: 1962
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