Carmelo Bene - Un Amleto di meno - 1973 [XviD Ita Ac3] [TNTvillage]
UN AMLETO DI MENO
Carmelo Bene
Titolo originale: Un Amleto di meno
Paese: Italia
Anno: 1972
Durata: 64 min
Colore: Technicolor
Audio: sonoro
Genere: drammatico/commedia
Regia: Carmelo Bene
Soggetto: Jules Laforgue, William Shakespeare
Sceneggiatura: Carmelo Bene
Fotografia: Mario Masini
Montaggio: Mauro Contini
Musiche: Carmelo Bene (musica-collage)
Scenografia: Carmelo Bene, i labirinti di Elsinore sono di Alberto Paoli allestiti da Vittorio Lazzari eseguiti dalla ditta "Gazebo"
Girato negli stabilimenti di Cinecittà
Realizzato da Anna Maria Papi per la Donatello Cinematografica
VISTO CENSURA: 14
Carmelo Bene: Amleto
Lydia Mancinelli: Kate (prima attrice in Elsinor)
Alfiero Vincenti: Claudio (Re di Danimarca)
Luigi Mezzanotte: Laerte
Franco Leo: Orazio
Pippo Tuminelli: Polonio
Sergio di Giulio: William (capocomico di Elsinor)
Isabella Russo: Ofelia (prototipo di Ofelia)
Luciana Cante: Gertrude (Regina di Danimarca)
Claudius uccide il re suo fratello e prende come amante la regina. Ma il "re nero" non ambisce la vendetta, bensì mettere in scena una commedia a Parigi le cui recite erano già iniziate a Elsinore. Si prepara l'incoronazione di Claudius e gli attori preparano i bagagli. Orazio, indignato da tanta leggerezza, racconta ad Amleto di avere visto il fantasma del re assassinato. Annoiato e turbato insieme, Amleto raccomanda il silenzio all'amico. All'incoronazione e all'annuncio delle prossime nozze, Claudius prega Amleto di restare e gli promette di finanziare le sue imprese teatrali. Il principe viene annoiato da Orazio e seccato da Ofelia che fa divenire pazza sino al suicidio. Polonio, che vuole studiare il "complesso d'Edipo" di Amleto, viene dallo stesso pugnalato. Amleto divide il suo tempo tra il cimitero e il teatro. Laerte, figlio di Polonio aspirante sindacalista corre da Parigi, pugnala Amleto sulla tomba di Ofelia; provoca un pasticcio...
Caratteristiche del film
Ciò che resta della versione shakespeariana sono senz'altro i nomi dei personaggi (Amleto, Orazio, Yorick, Ofelia, ... oppure nomi di luoghi, Elsinor, ...) che non svolgono però lo stesso ruolo che hanno nel teatro classico della rappresentazione (dal periodo elisabettiano fino al novecento). Anche alcune situazioni particolari restano superficialmente invariate, come l'assassinio del padre di Amleto, premeditato dalla regina a dallo zio Claudio, la morte di Ofelia, ecc., ma anche queste sono stravolte, oltre che dal mélange delle due versioni (Shakespeare e Jules Laforgue), anche da inserzioni indebite, come quella di Gozzano, oppure una scena ove appaiono i cavalieri della tavola rotonda; insomma c'è questa idiosincrasia temporale e immaginifica dove vediamo inoltre Laerte che si diverte a mettere a punto la sua pistola non proprio d'epoca e il suo coltellaccio serramanico.
Amleto è un tipo scaltro, tutt'altro che dedito al dovere filiale, o assillato dal dubbio o invischiato nelle responsabilità che gli competono. Allo stesso modo del Pinocchio beniano che non ne vuole sapere di crescere, Amleto non vuole questa parte, troppo seriosa, impegnativa, o chissà cosa, e la scantona; cerca invece il divertimento, magari insieme ai due sicari Rosenkrantz e Guildenstern (interpretati da figure che appaiono femminili), messi alle sue costole dallo zio Claudio, da cui cerca, in un modo o nell'altro, riuscendoci, di farsi cinicamente pagare il suo silenzio. Di questo suo comportamento Orazio è sdegnato oltremisura, costretto a leggere per di più dei fortuiti pezzi strappati dalle pagine del copione del dramma, che Amleto gli recapita puntualmente; sono le parti caratterizzanti il ruolo che ha Amleto nel dramma della rappresentazione classica, e che Orazio è costretto a leggere e dunque a recitare al posto di Amleto, rendendo quasi esilarante la situazione, come nel monologo dell' essere o non essere che suscita prima ilarità e poi il consueto sdegno in Orazio, che sotto la neve, speranzoso, in attesa di un districamento della situazione, si vede recapitato, gettato dalla finestra questa volta, il solito pezzettino di cartastraccia da leggere; all'"essere o non essere" da lontano, pensando già ad altro, ribatte cinicamente Amleto "avere o non avere, questo è il problema".
Polonio è un vecchio che istruisce chissà chi, bisbigliando in modo logorroico, la storia di Edipo e Giocasta, raffrontandola con le teorie freudiane, da vero intenditore, vestendo inconsistentemente e svestendo la regina.
A sconvolgere la possibile relazione con Ofelia è una figura laforguiana, e il monologo questa volta ad Amleto gli viene suggerito proprio dalla spregiudicata e forse non meno cinica Kate, vestitissima. L'intera commedia shakesperiana è praticamente sconvolta dalle fondamenta.
Anche i dialoghi appaiono piuttosto come monologhi. Le parti femminili in genere sono svolte da attrici abbastanza discinte, in modo tale che spesso le parti, sia drammatiche che comiche, a causa dell'inquadratura di certi dettagli scabrosi, perdono la loro valenza e il senso che avrebbero dovuto avere.
Con la morte di Amleto per mano di Laerte, vediamo Kate come sperduta, non avendo più ragione di esistere o di avere il suo ruolo, e così tutti gli altri personaggi, più o meno allo stesso modo, si tolgono o sono tolti di scena, ricondotti finalmente nei bauli di partenza, con tanto di etichetta: Paris Express. Tutti i personaggi spariscono così. Siamo alla fine. Avanzano a piedi soldati corazzati fin verso la figura del re il quale togliendosi la celata appare senza volto. Si riadagia dunque la corona sulla testa, lui che non è, in quanto assente, ma essendo lo spettro e la causa per cui si è svolto il dramma.
Il film inizia con una visione esplicita di sesso, della regina col re (con tanto di elmo sormontato da due grandi corna), con la voce fuori campo che ripete ossessiva "io sono l'anima di tuo padre", poi allo stesso modo le altre frasi, ugualmente ripetitive ed ossessive, "se mai mi amasti", "vendica il mio assassinio", "addio!". Il sesso, simboleggiato dal nudo più o meno integrale femminile, è una costante che si attua per l'intero film, che, come si è detto, fa perdere (diciamo così) o attenua abbastanza il risvolto drammatico, investendolo altrove, specialmente nella phoné, che comunque è sempre ecceduto.
Alcune delle "incongruenze" rispetto alla trama originale
• Lo spettro del padre ossessiona Amleto per una causa diversa da quella della trama originale. Amleto non vuole vivere con questo fantasma, poiché lo distrae dalla sua opera, dai suoi divertimenti e progetti, e tenta, in un modo o nell'altro di eliminarlo, di relegarlo nel dimenticatoio. Lo spettro però appare sovente sotto forma di un dipinto che ricorda Dalì, raffigurato con un elmo vichingo dal quale spuntano due enormi corna.
• Orazio è la coscienza, per così dire, che richiama Amleto al suo dovere filiale (sempre disatteso), o se vogliamo, al suo ruolo drammatico prescritto che gli compete, quasi fosse il tutore del testo a monte.
• Amleto da una gabbia prende uno delle bianche colombe in essa contenute e la stritola, lanciandola poi verso Ofelia, che si segna veloce. Amleto chiede scusa recitando il noto monologo laforghiano: Perdono, perdono, non l'ho fatto apposta. Ordinami qualsiasi espiazione. Ma sono così buono, ho un cuore d'oro e non ce n'è più come il mio. Tu mi capisci non è vero?... Ofelia vendicativa cerca con la mano di afferrargli le parti basse come per stritolargliele. Amleto si curva su se stesso accusando il colpo e prorompe: "tuo padre sta male per caso?...". Ofelia annuisce di no, al che Amleto esclama: "Peccato!..."
• Fra le croci del cimitero poste sulla battigia si aggira Amleto. Nell'acqua c'è una stampa che raffigura Ofelia distesa supina nello stagno che a quanto sembra dovrebbe corrispondere al dipinto preraffaelita di John Everett Millais. E qui Amleto fa il suo monologo laforguiano "... deve essere piena d'acqua come un otre; sporcaccioncella ripescata alla fogna... ecc."
• La classica scena del duello fra Amleto e Laerte (e i conseguenti avvelenamenti), viene evitata inaspettatamente quando Laerte, nel cimitero lungo la battigia, preso da un raptus di feroce rabbia, a causa delle risposte evasive, canzonatorie e insolenti di Amleto, gli sferra una pugnalata all'addome. Le ultime parole di Amleto morente, prima di accasciarsi al suolo, riecheggiano quelle di Nerone: "Qualis artifex pereo". Laerte pentito e tra le lacrime esclama "compagno!" e bacia sulla bocca l'ormai cadavere di Amleto.
Il non-senso
Le opere di Carmelo Bene, sia filmiche che teatrali, sono degenere, cioè non sono fruibili in modo tr{spam link removed}onale né come dramma, né come tragedia, né come commedia, poiché il senso specifico che li dovrebbe determinare viene smentito nel teatro stesso e nel suo attuarsi-disfarsi; si smarrisce il senso poiché si è nel porno (da non confondere con pornografia), ovvero nell' eccesso del desiderio. Il comico viene ecceduto, così come il tragico. C'è questo germe della risibilità nella tragedia, sospesa e mai risolta; e allo stesso modo vi è del tragico nella commedia. Non è un semplice melange, ma è un sottrarsi alla specificità dell'azione e del suo senso, sia essa o no drammatica, è un venir meno più che un mescolarsi. Lo stesso Carmelo Bene dice quasi con un filo di ironia: "ogni trovata è persa". Allo stesso modo ogni aggiunta è sottratta, ogni senso viene disatteso, ogni dramma viene scongiurato.
General
Complete name : Carmelo Bene - Un Amleto di meno [1973].avi
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Format/Info : Audio Video Interleave
File size : 839 MiB
Duration : 1h 7mn
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Writing application : VirtualDubMod 1.5.4.1 (build 2178/release)
Writing library : VirtualDubMod build 2178/release
Video
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Format/Info : Audio Coding 3
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Duration : 1h 7mn
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