Clausewitz - Della guerra - Vom kriege [Pdf - Ita Deu]

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Carl von CLAUSEWITZ

• DELLA GUERRA •

VOM KRIEGE







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.: DETTAGLI :.



Autore: Carl von Klausewitz

Titolo dell'originale tedesco: Vom kriege

Titolo della traduzione italiana: Della guerra

Anno: 1970 (1832)

Lingua: Italiano e Tedesco

Genere: Manuale di guerra

Dimensione complessiva dei file: 223 MB

Formato dei file: Pdf





.: DESCRIZIONE :.



(da Wikipedia)



Pubblicato nel 1832, ancor oggi considerato uno dei più grandi trattati di strategia militare mai scritti, e tuttora adottato come libro di testo da numerose accademie militari.



Clausewitz morì prima di poterlo terminare: del libro, edito postumo per opera della moglie, soltanto il primo capitolo è nella forma definitiva (come chiarito dall'autore stesso in una nota autografa) e mostra una sistematicità e una profondità di pensiero che lo rendono attuale anche a distanza di due secoli. Il resto dell'opera, anche se completo quanto a informazione, mostra chiaramente di essere stato scritto in via provvisoria ed è privo dell'acuta visione teorica che caratterizza l'inizio.



Le guerre napoleoniche portano un cambiamento profondo nella teoria e nella pratica militari comuni nel XVIII secolo. Gli stati monarchici si servivano di eserciti nobiliari, in cui tutti gli ufficiali e i sottufficiali e buona parte della truppa erano cadetti, cioè figli non primogeniti di nobili, che non avevano diritto al titolo. Con la rivoluzione francese e il tentativo delle case regnanti europee di soffocare la rivoluzione e riportare la monarchia in Francia sulla punta delle spade, questi eserciti si scontrano con formazioni raccogliticce di soldati cittadini, inferiori sia per preparazione che per armamento, e mal guidate da capi impreparati. Ma subiscono comunque delle perdite: il primo a capire qual è la fatale debolezza degli eserciti monarchici nella nuova situazione è un giovane ufficiale corso, Napoleone Bonaparte.



La classe nobile è numericamente esigua: in un esercito nobiliare le perdite non si possono rimpiazzare facilmente. Un esercito popolare invece può essere assai numeroso e non ha difficoltà a procurarsi nuovi effettivi, grazie alle chiamate di leva. Forti di questo fatto, i francesi di Napoleone sbaragliano gli eserciti messi in campo dalle monarchie di tutta Europa con battaglie devastanti, che si trasformano in gigantesche carneficine. In questo nuovo quadro strategico, dove i vecchi parametri di forza militare non erano più validi per prevedere l'esito di un conflitto, si forma e si affina il genio strategico di Clausewitz, e l'arte della guerra passa da una serie interminabile di manovre e scaramucce qual era quella antica a scontri frontali su vasta scala che coinvolgono migliaia di soldati: la cavalleria tramonta e nascono i grandi assalti di fanteria che saranno il fulcro di tutte le guerre moderne fino alla Prima guerra mondiale, quando l'invenzione delle mitragliatrici e dei carri armati farà evolvere ulteriormente il modo di combattere.



Attraverso una logica tipicamente hegeliana, per primo Clausewitz inquadra correttamente l'essenza della guerra come un confronto fra due volontà, annullando il confine che fino ad allora veniva tracciato fra politica e guerra e coniando il famoso detto La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. Identifica altresì i vari tipi di conflitto e caratterizza la guerra difensiva come alternanza fra attacco e attesa; mette in evidenza l'importanza di una logistica adeguata e di linee di rifornimento protette. Sebbene ormai superato da tempo dai trattati militari moderni, i principi teorici generali del Della Guerra sono tuttora riconosciuti validi e riecheggiano i principi contenuti in altri antichi classici militari come L'arte della guerra di Sunzi e Il libro dei cinque anelli di Miyamoto Musashi.





.: NOTA SULL'AUTORE :.



(da Wikipedia)



Carl Phillip Gottlieb von Clausewitz (Burg bei Magdeburg, 1º giugno 1780 – Breslavia, 16 novembre 1831) è stato un generale, scrittore e teorico militare prussiano. Nato nel 1780 da una famiglia della piccola borghesia, si arruolò nell'esercito prussiano a soli 12 anni, nel 1792. Nel 1794 divenne ufficiale e utilizzato in compiti di guarnigione sino al 1806. In questo periodo divenne amico di uno dei principali generali prussiani, Scharnhorst, e fu da lui introdotto a corte.



Avendo aderito la Prussia alla coalizione antifrancese nel 1805, nel 1806 partecipò alla campagna che si concluse con la sconfitta di Jena, dove fu catturato dai Francesi. Dopo la stipula della pace di Tilsit nel 1807, nel 1808 tornò in Prussia e si impegnò insieme a Scharnhorst nella riforma dell'esercito; nel 1810, promosso maggiore e sposatosi con Marie von Brühl, fu nominato professore all'accademia militare appena rifondata dall'amico Scharnhorst e responsabile della formazione militare del principe ereditario, il futuro Guglielmo I, per cui redasse nel 1812 un opuscolo intitolato Principi della guerra. Sempre nel 1812, in disaccordo con la linea politica filofrancese imposta dalla pace di Tilsit, rassegnò le sue dimissioni dall'esercito prussiano e si arruolò, assieme a Scharnhorst e Gneisenau, in quello russo. Membro dello Stato Maggiore russo, prese parte alla campagna del 1812 e fu tra i protagonisti dei negoziati che spinsero la Prussia ad abbandonare la coalizione napoleonica. Ritornato nell'esercito prussiano, partecipò alla vittoriosa campagna del 1813-1814 (Battaglia di Lipsia) a quella conclusiva del 1815 (Battaglia di Waterloo).



Promosso generale nel 1818, si aspettava di poter ricevere adeguati riconoscimenti dal sovrano prussiano ma, sospettato di essere un riformista, venne nominato amministratore capo della scuola di guerra di Berlino, carica che tenne fino alla sua morte. Dal 1818 al 1830, lavorò al suo celeberrimo scritto Della guerra (Vom Kriege), senza però che tutto questo periodo fosse sufficiente a fargli concludere il lavoro. A causa dell'insurrezione polacca del 1831, fu richiamato in servizio attivo come capo di stato maggiore di Gneisenau e inviato sul fronte polacco, ove morì per la medesima epidemia di colera che uccise anche Hegel.









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