[Divx - Mute Ac3] Conspirators of pleasure - Svankmajer [sub Ita Eng][TNTVillage]

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Description

I COSPIRATORI DEL PIACERE
(Spiklenci slasti - Conspirators of Pleasure, 1996)


Un film di

JAN ŠVANKMAJER



DivX - MUTE Ac3 - soft sub Ita Eng

Maggiori informazioni /More informations: http://forum.tntvillage.scambioetico.org/tntforum/index.php?showtopic=265514


















A Praga il signor Pivonka, un giovane scapolo, trascorre il suo tempo chiuso in casa, costruendo qualcosa di davvero misterioso... La sua postina, la signorina Malková, lo guarda sognante e si ritira in un sottoscala a modellare migliaia di palline con la mollica di pane, mentre la sua vicina Loubalová, un'attempata zitella dall'aria equivoca, gli cucina polli e lo guarda con occhi (forse) vogliosi... Il signor Kula, un edicolante specializzato in riviste pornografiche, perdutamente sedotto dal fascino di una giornalista televisiva, la signora Beltinská, fabbrica in un locale segreto un complesso apparecchio elettronico, mentre il capitano della polizia Beltinsky, marito della medesima, notte dopo notte si ritira nel capanno degli attrezzi per lavorare con spazzole, stoffe, guanti di gomma, chiodi e grattugie per il formaggio...

Se di Švankmajer avete visto finora soltanto Alice e Faust, forse faticherete a credere che questo sarà sicuramente uno dei film più divertenti che avrete la possibilità di vedere. Ma vi assicuro che sarà così.

In compenso, non faticherete a credere che questa è una delle opere cinematografiche più originali, imprevedibili, folli, surreali, dissacranti e pazzesche che mai siano state girate...
Lo stesso regista ha dichiarato: «Spiklenci slasti è finora l'unico film pornografico della storia del cinema senza neppure una scena di sesso!». Incredibile? Giudicate voi stessi: perché se pornografia significa eliminare ogni sovrastruttura, ogni convenzione, ogni erotismo, sentimento ed emozione per giungere al nocciolo duro della "faccenda", allora non esiste film più pornografico di questo, che supera carne, spirito, sesso, convenzione e addirittura la genitalità stessa per affrontare la questione nella maniera più hard concepibile (o inconcepibile?).

Naturalmente, i risultati di una tale operazione così radicale possono diventare davvero imprevedibili... D'altra parte, che film di Švankmajer sarebbe, se così non fosse?

F.A.Q. - Ma se il film è muto, perché c'è un file di sottotitoli? Ve lo rivelo subito. Nel film non soltanto non ci sono dialoghi, ma non ci sono neppure parti scritte. Però, proprio all'inizio, il signor Pivonka riceve una lettera su cui appaiono due parole in ceco (guardate il filmato su Youtube qui sotto). Non so quanto voi siate curiosi, ma se lo siete almeno quanto me, vorreste sapere che cosa significano... Ecco il perché dei sub... Anzi, del sub, dato che è uno solo per tutto il film!



In Prague, Mr Pivonka, an unmarried man, buys some pornography from his local newsagent, Mr Kula, and returns home. A postwoman, Mrs Malková gives him a letter which reads "On Sunday" in cut-out letters. In secret, she then rolls pieces of bread into little balls and carries them in her satchel. Pivonka asks his neighbour, Mrs Loubalová, to slaughter a chicken for him. Using the leftover feathers and papier-mâché made from the pornography, he constructs a chicken head and fabricates wings made from umbrellas. Meanwhile, police captain Beltinsky buys rolling pins and pan lids from the same shop that sells Pivonka's umbrellas. Using these items, plus stolen pieces of fur and sharp things, Beltinsky constructs unusual objects in his workshop. His wife, a newsreader named Beltinska, feels neglected and buys some live carp. She is unaware that Kula is in love with her image and has constructed a machine rigged to stroke and masturbate him when she is on television. Pivonka and Loubalová construct life-size effigies of each other.
On Sunday, Pivonka drives to the country with his effigy while Loubalová takes her effigy to an abandoned crypt containing a closet, a chair with candles and a basin of water. Loubalová emerges from the closet and whips her straw effigy which, being animated, reacts. Pivonka dresses in his chicken outfit and struts around his similarly animated effigy, eventually crushing it with a boulder while Loubalová drowns hers in the basin. At home, Malková shoves an unfeasible number of bread balls in her nose and ears and takes a nap. While Beltinská strokes her carp and feeds them the bread balls Malková later delivers Beltinsky strips naked in his workshop and rubs his objects over his body. When Beltinská reads the news, Kula turns on his machine and climaxes at the same time that she does, stimulated by the carp sucking her toes under her desk.
On his way home, Pivonka is fascinated by Beltinská's image in a television shop window and stops to buy electronic equipment magazines at Kula's shop. Kula is now covering rolling pins with feathers; Malková looks longingly at a carp in a fishmonger's windows. Pivonka discovers that Loubalová has been killed in her flat by a boulder that has seemingly dropped through her roof; Beltinsky is investigating. Entering his own flat, Pivonka sees the chair with candles and the basin of water awaiting him. His closet door slowly opens...










Il film - The movie

Alice, Faust e poi questo film, dove Švankmajer riesce finalmente a inserire anche in un lungometraggio quell'ironia grottesca che già caratterizzava molti suoi corti. E lo fa con una maestria tale e una tale economia di mezzi che, nonostante la storia sia ben oltre il paradossale e i dialoghi del tutto assenti, non si vorrebbe mai che finisse.

Perché il vero gioco pornografico, in fin dei conti, è tra regista e spettatore: noi assistiamo allo svolgimento di una corale ricerca del piacere di cui abbiamo a volte chiari gli obiettivi (l'edicolante verso la giornalista televisiva, per esempio), ma non sempre (anzi, quasi mai) siamo in grado di decifrare il modo con cui ciascun protagonista tenta di raggiungere il piacere. Se le attività dei nostri eroi travalicano addirittura il senso stesso della malizia, riuscendo ad essere "al di là di qualsiasi nostra più perversa immaginazione", è certo una curiosità morbosa che ci avvince e ci rapisce, quasi come in un thriller: con morbosità sempre crescente, anche noi "desideriamo" scoprire - da autentici guardoni - che cosa stia realmente accadendo in questo folle film. Il gioco, insomma, ci afferra fin dai primi minuti e ci trascina in un autentico girotondo (ricordatevi questa parola... non ve la butto lì per caso) da cui è impossibile uscire, neppure alla fine. Perché si sa che quando si chiude una porta, si apre un portone...

All'autore è stato domandato: «Nei titoli di coda del film lei fa riferimento a Sade, Buñuel, Ernst, Dalì, Sacher-Masoch e Bohuslav Brouk come "consulenti tecnici". In qualche modo il film sembra essere un omaggio esplicito agli interessi surrealisti. Questo lo considera quindi il suo film più surrealista?»

Švankmajer: «La cospirazione dei personaggi va contro questa nostra civiltà, perché essi non rispettano il principio di realtà. La loro forza guida è il desiderio. In questo senso Spiklenci slasti è proprio un film surrealista, i surrealisti hanno sempre invocato "l'onnipotenza del desiderio".
D'altro canto, sembra difficile non percepire che la ribellione di questi cospiratori sia una ribellione in ginocchio e che il loro desiderio si appaghi nell'autoerotismo. Il tanto agognato perseguimento della libertà assoluta prende una forma grottesca. In questo film c'è l'esperienza del tempo che abbiamo vissuto e che ha fatto diventare l'ambivalenza un valore assoluto. Non penso che questo film potesse esser fatto negli anni '30» (da "Interview with Jan Švankmajer", apparsa su The Cinema of Jan Švankmajer: Dark Alchemy, a cura di Peter Hames, Wallflower Press, Londra, 2008).

Forget magic realism; this is magic surrealism, of the highest order. Czech filmmaker Jan Svankmajer owes a debt, which he pays in the closing credits of Conspirators of Pleasure, to Bunuel and Max Ernst, but also to Freud, Sade, and Sacher-Masoch. This brilliantly inspired story of the daily life of six fetishists in Prague resonates with what Andre Breton called "convulsive beauty" — specifically, the transformation of a dreary, dead culture into a wonderland of bizarre personal rituals, accentuated by mannequins, mechanical sex devices, fish, feathers, and fur. Fans of Survival Research Laboratories will find much to admire here; Svankmajer's vision is similarly comic and despairing, using its pathetic robots, dolls, animals, and animal parts in a devastating social critique.
In the Prague of the film there's literally no dialogue — only musical backgrounds and ambient sounds — and therefore no communication. The collapse of the social fabric has inspired some of the more driven of the citizenry to weave a new kind of fabric, one where they can replace human warmth and interplay with a mocking mechanical version. A magazine seller is in love with a beautiful blonde newscaster. Since real contact is obviously impossible, he devises an elaborate system of mechanical hands that he attaches to the TV. While the blonde recounts the news, he stands before her kissing the television and being caressed by his mindlessly moving fake hands.
If petit-bourgeois like the magazine seller are secretly reconstructing social relationships in the hidden cramped quarters of a store, local officials are equally susceptible to the lure of the object as a pathway to pleasure. A local cop, no doubt inspired by the violence of his work, embeds nails in a rolling pin, which he slides up and down his naked flesh in what looks like an exercise in religious martyrdom. He's in fact multitalented, creating a self-tickling device made of the cut-off fingers of rubber gloves, with a bit of fur thrown in for good measure. His wife is the newscaster beloved by the magazine seller, but while hubby is busy tickling and torturing himself, what's she up to? What else — in another room having her toes sucked by a fish.
The lives of Svankmajer's characters are absurdly narrow. In the opening sequence we see a man kill a chicken, an act for which he does a kind of penance by fashioning an elaborate chicken head (out of the pages of a porno mag, among other ingredients). He wears this head, along with bat wings, in a dazzling scene where he tries to "murder" a life-size doll based on a hated female neighbor. (It's implied he hates her because she rejected him.) While the orchestration of effects here — the smashed emotions rechanneled into absurd violence, the pitiful entrapment of the doll — is brutal and disturbing, there's also a palpable poignancy, as Svankmajer, known for his claymation and marionette work, animates the doll, forcing the audience to confront its terror and bloody destruction.
The director balances this event with its obverse: the hated neighbor, a middle-aged blonde woman, has made her own mannequin, a dead ringer for the man with the chicken head. Like him, she furiously pursues her creation, dressing like a dominatrix and chasing the alarmed doll through her apartment. Her whip-cracking antics tear holes in its straw-filled back. Svankmajer's replacement of the human being with an inanimate, terrorized double is both hilarious and shocking, implying a world of desperate dehumanization. While the director keeps his human characters mostly expressionless — except when they're in the throes of their fetish — his dolls and mannequins have a kind of naked anguish that puts the film in a category all its own. In this post-postmodern Grand Guignol, the mail worker who furtively sucks hundreds of small bread-balls into her nose, then blows them back out with a sigh, is just icing on a crazy cake.
(by Gary Morris - www.brightlightsfilm.com)



Jan Švankmajer

Jan Švankmajer (Praga, 4 settembre 1934) è un regista e sceneggiatore ceco.

È un artista surrealista noto soprattutto per le sue opere d'animazione, che hanno ispirato artisti come Tim Burton, Terry Gilliam, i fratelli Quay e molti altri. In Italia è poco conosciuto poiché i suoi film non sono distribuiti né in pellicola, né in videocassetta, né in dvd.

«Il mondo si divide in due categorie di diversa ampiezza... quelli che non hanno mai sentito parlare di
Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i suoi lavori e sanno di essersi trovati faccia a faccia con un genio».

(Anthony Lane - "The New Yorker")


Ha studiato all'Accademia delle belle Arti praghese specializzandosi in rappresentazioni con i burattini, regia e scenografia. Ha esordito nel cinema nel 1964 con il corto "Posledni trik pana Schwarzewaldea a pana Edgara" (The Last Trick). Durante la Primavera di Praga dirige quattro film che segnano il suo passaggio dal surrealismo al manierismo. Nel 1987 gira il suo primo lungometraggio, "Neco z Alenky" (Alice), presentato al Festival di Berlino. Del 1993 è il suo secondo film, "Lekce Faust" (Faust), presentato a Cannes e seguito nel 1996 da "Spiklenci slasti" (Conspirators of Pleasure).

Švankmajer si è guadagnato la sua reputazione dopo diversi decenni di lavoro e grazie alla sua tecnica peculiare dello stop-motion e per la capacità di creare immagini surreali, da incubo, e tuttavia in qualche modo buffe. Fino al 2005 è stato impegnato a Praga con la realizzazione di un nuovo film horror, Šílení, ispirato ai racconti di Edgar Allan Poe e del Marchese de Sade, la cui influenza era presente anche in molti suoi lavori passati.

Le caratteristiche dei film di Švankmajer sono:

* suoni esasperati, e che creano sempre un effetto assai strano, in tutte le scene in cui qualcuno si ciba;
* sequenze molto accelerate quando le persone camminano o interagiscono tra loro;
* oggetti inanimati che prendono improvvisamente vita attraverso la stop-motion.

Il cibo è uno dei temi e degli elementi che preferisce e la stop-motion è presente in tutti i suoi film, nonostante nei lungometraggi siano incluse anche scene dal vivo più o meno lunghe.

Molti suoi film, come il cortometraggio Down to the Cellar, sono girati con una prospettiva infantile, e, allo stesso tempo, svelano una natura aggressiva e disturbante.

Oggi è celebrato come uno dei più grandi animatori al mondo. I suoi lavori più famosi sono probabilmente i lungometraggi Alice, del 1988, Faust, del 1994, Conspirators of Pleasure, del 1996, e Otesánek, del 2000. Altrettanto conosciuto (ed imitato) è il corto Dimension of Dialogue (1982), che mostra teste simili a quelle di Arcimboldo che si riducono l'una l'altra fino a diventare tutte uguali ("exhaustive discussion"), un uomo e una donna d'argilla che si dissolvono sessualmente l'uno dentro l'altro, poi litigano e si riducono a una frenetica poltiglia bollente ("passionate discou

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