Scheda Film
Titolo originale: The Godfather: Part III
Paese: USA,Italia
Anno: 1990
Durata: 166 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 1.85:1
Genere: gangster, drammatico
Regia: Francis Ford Coppola
Soggetto: Mario Puzo
Sceneggiatura: Francis Ford Coppola
Mario Puzo
Casa di produzione: Paramount Pictures
Zoetrope Studios
Fotografia: Gordon Willis
Montaggio: Lisa Fruchtman
Barry Malkin
Walter Murch
Effetti speciali: Industrial Light & Magic
Musiche: Carmine Coppola
Tema musicale: Nino Rota
Scenografia: Dean Tavoularis
Premi:
7 nomination agli Oscar 1991 ed ai Golden Globe
Interpreti e personaggi:
Al Pacino: Don Michael Corleone
Diane Keaton: Kay Adams
Andy García: Vincent Mancini/ Don Vincent Corleone
Talia Shire: Connie Corleone
Sofia Coppola: Mary Corleone
Eli Wallach: Don Altobello
George Hamilton: B.J. Harrison
Joe Mantegna: Joey Zasa
Bridget Fonda: Grace Hamilton
Raf Vallone: Cardinale Lamberto
Richard Bright: Al Neri
Franc D'Ambrosio: Anthony Corleone
Al Martino: Johnny Fontane
Donal Donnelly: Arcivescovo Gilday
Helmut Berger: Frederick Keinszig
Don Novello: Dominic Abbandando
John Savage: Padre Andrew Hagen
Franco Citti: Calò
Mario Donatone: Mosca
Vittorio Duse: Don Tommasino
Enzo Robutti: Licio Lucchesi
John Cazale: Fredo Corleone
Angelo Romero: * Alfio "Cavalleria Rusticana"
Trama
New York, 1979.
Michael Corleone, da anni tornato a New York, è ormai miliardario,
e gode della fama di una persona rispettabile. Indebolito dal diabete,
è impegnato in una sincera attività volta a guadagnarsi
onorabilità sociale e a estraniare definitivamente
la propria famiglia dal mondo della Mafia.
L'ex boss è impegnato a garantire la sicurezza di sua figlia Mary,
presidente onorario della "Fondazione Vito Andolini Corleone",
impegnata nell'opera di rinascita culturale e sociale della Sicilia,
e nella scelta di un successore.
Cerca invano di convincere il figlio Anthony Vito a lavorare con lui,
ma il figlio, con l'appoggio della madre,
sceglie di intraprendere la carriera di cantante lirico.
Appoggiato dalla zia Constanzia (Connie),
sorella di Michael, il nipote Vincent Mancini,
figlio illegittimo di Sonny e irascibile e violento come il padre,
entra al servizio dello zio...
Recensione
Dopo sedici anni da "Il padrino, parte II", nel 1990 arrivò il terzo (e per ora ultimo) capitolo della celebre saga sulla mafia, frutto più di necessità economiche che non di una precisa volontà del regista Francis Ford Coppola. Se nel primo capitolo si assisteva alla nascita del padrino Mike, e nel secondo alla tenuta del suo impero, ne "Il padrino, parte III" ci viene mostrato il suo declino. La storia, difatti, questa volta vede un padrino oramai invecchiato, roso dai rimorsi della coscienza, ed intento ad attuare un cammino di "redenzione", operazione che però non va in porto.
Nonostante il cast di tecnici ed attori in gran parte confermato, e tutte le tr{spam link removed}oni tipiche della saga rispettate (l'arancia come segno di pericolo, l'inizio segnato da una festa e la conclusione da un parossismo di violenza), questo capitolo è universalmente riconosciuto come il più debole dei tre. I motivi risiedono innanzitutto in una sceneggiatura non molto solida. L'idea di inserire veri fatti di cronaca, come la misteriosa scomparsa di Giovanni Paolo I e lo scandalo del Banco Ambrosiano, è un po' ardita, e l'intrigo rappresentato è piuttosto complesso e risolto poi in maniera sbrigativa. La storia d'amore poi fra i due cugini, Mary e Vincent, è poco convincente, quasi posticcia, certamente poco aiutata dalle interpretazioni. E qui c'è l'altro tasto dolente dell'opera, il cast, dove le vecchie glorie (Al Pacino e Diane Keaton) paiono leggermente imbolsite, ed i nuovi mancano di carisma: Andy Garcia non ha certo lo spessore dei suoi predecessori, mentre Sofia Coppola, semplicemente, non è un'attrice (ottenne la parte di Mary Corleone all'ultimo momento, dopo che Winona Ryder lasciò la produzione).
Un film, per finire, comunque non inutile, e che conclude con dignità e coerenza la saga, sottolineando con particolare efficacia l'impossibilità di cancellare il proprio passato, inarrestabile nel pretendere il suo scotto. Magistrale la sequenza finale, di hitchcockiana memoria, che non sfigura rispetto ai precedenti epiloghi; peccato però che sia l'unica parte che regga il confronto con i primi due capitoli.