Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio

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Canti di Castelvecchio

Giovanni Pascoli






.: Dettagli :.

Autore: Giovanni Pascoli
Titolo: Canti di Castelvecchio
Anno: 1904
Lingua: Italiano
Genere: Poesia
Dimensione del file: 11,4MB
Formato del file: Pdf, Rtf


.: Contenuto :.

Nei Canti di Castelvecchio Pascoli sembra voler confrontare la natura in cui egli ha ricostruito il suo nido, con il continuo tornare di impressioni e ricordi che riattivano una segreta inquietudine. Si ha la sovrapposizione di due mondi diversi: alle sensazioni vissute nel presente, si accompagnano echi dell'esperienza passata. La disposizione dei canti qui raccolti, è attentamente regolata; nella parte conclusiva sono inseriti i canti dedicati alla morte del padre (come La cavallina storna del 1903) e nove componimenti che vanno a costituire la sezione intitolata Il ritorno a San Mauro, che ovviamente riconduce ai luoghi e alle immagini dell'infanzia, al mondo originario perduto che i Canti di Castelvecchio cercano di resuscitare. La metrica è varia, con sperimentazione di combinazioni varie di versi e strofe, il discorso si presenta disteso.
La raccolta si presenta come un romanzo lirico sul ciclo delle stagioni e sulle emozioni suscitate dal mondo campestre: in esso Pascoli si sprofonda, quasi a difendersi dal resto del mondo e in questa solitudine, partendo dal'osservazione e dall'ascolto di questo microcosmo, egli finisce per confrontarsi con quello che non c'è più, con ciò che ha perduto o che non ha avuto, fino a voler sapere ciò che non si può sapere. Lo sguardo si allarga all'universo e alla sua pace apparente, abitata invece dalla distruzione e dalla morte; nel poema "cosmico" Il ciocco, del 1902, si avverte una pacata rassegnazione, una fatalistica attesa dell'inevitabile fine. La poesia più intensa scaturisce proprio dall'ostinata e vana domanda rivolta alle cose, dall'esitante balenare di segni segreti e sogni impossibili, da fantasie su cose che non si sanno e che non possono esserci. La tematica dell'amore e del sesso si colloca a quest'altezza, nell'orizzonte del non sapere e del non essere; nei ricordi torna spesso il tema della morte e il poeta stesso si colloca tra i due mondi, come una sorta di larva: in La mia sera del 1900, le emozioni di questo momento della giornata inducono Pascoli a immergersi in un sonno che è sia quello della culla che quello del nulla. In questo convergere di non essere e eternità, di fuga dalla realtà e di ripetizione del dolore, di sogno felice e di crudo disinganno, sta il nucleo più intenso e resistente della poesia di Pascoli.





.: Biografia dell'autore :.

Nacque il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna, quarto di dieci figli. Studiò presso il collegio dei Padri Scolopi ad Urbino (1862-71).
Il padre, amministratore della locale tenuta dei principi di Torlonia, fu assassinato in circostanze misteriose il 10 agosto del '67; a questo lutto seguirono a breve distanza le morti della sorella maggiore, della madre e di un fratello.
Uscito dal collegio nel '71, si stabilì con i fratelli a Rimini, terminando gli studi a Firenze. Una borsa di studio gli permise di frequentare la facoltà di lettere presso l'università di Bologna, dove svolse attività sindacale. Nel '76 morì un altro fratello. Arrestato durante una manifestazione, rimase in carcere per alcuni mesi; da questa esperienza gli derivò una grave forma depressiva, che lo indusse a rinunciare all'azione politica. Si laureò nel 1882 e subito passò ad insegnare latino e greco nel liceo di Matera. I suoi componimenti iniziarono ad apparire sempre più frequentemente in riviste. Nel 1891 uscì la prima edizione di Myricae, con la recensione favorevole di D'Annunzio. Nel 1895, una delle due sorelle con cui Pascoli viveva, si sposò; con l'altra sorella, Maria, il poeta si trasferì a Castelvecchio di Barga, nella Valle del Serchio. Nel 1897 furono pubblicati i Poemetti, nel 1903 i Canti di Castelvecchio, nel 1904 i Poemi conviviali. Nel 1905 successe alla cattedra di Carducci presso l'ateneo bolognese. Nel 1906 uscirono Odi e Inni e nel 1909 i Nuovi Poemetti. Nell'11 pubblicò i Poemi italici e i Poemi del risorgimento e celebrò l'inizio della guerra di Libia con il discorso La grande proletaria si è mossa. Morì il 6 aprile 1912 a Bologna.


.: Note :.

DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza
specificata al seguente indirizzo Internet:
http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/
1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 30 dicembre 1996
ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:
Marina De Stasio, Marina_DeStasio@rcm.inet.it
REVISIONE:
Marina De Stasio, Marina_DeStasio@rcm.inet.it

Informazioni sul "progetto Manuzio"
Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associazione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque voglia collaborare, si pone come scopo la pubblicazione e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito Internet: http://www.liberliber.it/

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