La Corazzata Potemkin - Bronenosets Potyomkin [DivX - Mp3]

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La Corazzata Potemkin - Bronenosets Potyomkin

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"La corazzata Potëmkin" (1925) fu concepito solo come episodio per uno spettacolo commemorativo dell'anniversario della rivoluzione del 1905,(non confondere con quella del 17) ma crebbe in proporzioni e divenne un lungometraggio, con concetti totalmente nuovi, sia del dramma rivoluzionario che delle tecniche di regia.

Il film accrebbe rapidamente la fama internazionale,del regista.

Dopo aver concepito un grande affresco in 6 episodi che tracciava la storia dell' Years dalla guerra russo-giapponese all' insurrezione armata di Mosca , E. decise di fissare la sua attenzione sul singolo episodio di Odessa che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto condensare i tratti caratteristici della crudeltà con la quale il regime zarista schiacciava qualsiasi tentativo di protesta.



Il film è la ricostruzione dell' ammutinamento sulla Corazzata Potemkin nel 1905, che provocò una sanguinosa repressione da parte del potere zarista contro gli abitanti di Odessa, solidali con i marinai in lotta.



Il film nacque per la decisione del Comitato Centrale, nei primi mesi del 1925, di affidare a una produzione cinematografica la celebrazione del ventennale della rivolta armata del 1905. Il Goskinò (ente statale), incaricato di portare a termine l'operazione, approva una lunga sceneggiatura della trentaseienne Agadzanova,(che aveva visto gli avvenimenti) e affida la realizzazione al ventisettenne Ejzenstejn.



Proiezione fissata, il 21 dicembre al teatro Bolshioj di Mosca.



Ejzenstejn parte per i sopraluoghi, mette insieme la troupe, gira i primi ciak. All'inizio dell'estate si convince che realizzare per intero la monumentale sceneggiatura scritta da Agadzanova entro la fine dell'Years è impossibile. Propone al Goskinò di limitarsi all'episodio dell'ammutinamento della corazzata (nella sceneggiatura originale l'episodio occupa non più di 50 righe) avvenuto il 21 giugno 1905. Ottiene l'approvazione delle autototà , parte per Odessa, insieme ai suoi cinque assistenti (Aleksandrov, Strauch, Antonov, Gomarov e Levsin) e a Eduard Tissè l'operatore. Fin dall'inizio Ejzenstejn abbozza i cinque atti in cui dovrà svolgersi il dramma. Gli interpreti sono scelti tra i marinai sovietici e tra gli abitanti di Odessa e Sebastopoli; la corazzata originaria era stata da tempo demolita, viene usata una gemella (la 'Dodici apostoli'): arrugginita e non in grado di prendere più il largo, viene verniciata e ancorata nella rada di Odessa.



Nel novembre 1925 le riprese non erano ancora terminate. Ejzenstejn montò sommariamente quanto già girato e lo fa vedere alle autorità , gli mettono a disposizione la flotta sovietica del Mar Nero per l'ultima sequenza. La scena con la flotta sovietica per un errore di sincronizzazione, non fu girata da Ejzenstejn che sopperì con inquadrature tratte da vecchi cinegiornali d'attualità. "La corazzata Potemkin" fu montato in 12 giorni. Quello della proiezione al Bolshioj gli ultimi rulli non erano ancora terminati: profittando del fatto che la proiezione dei vari rulli era intercalata da un breve intervallo, Ejzenstejn e Aleksandrov riuscirono a terminare appena in tempo, durante le proiezioni: secondo il racconto di Aleksandrov, usando..... la saliva perché Ejzenstejn aveva finito il collante. Il film ebbe un grosso successo, finì per diventare in europa un cult-movie:



in Francia i surrealisti lo osannarono, la censura francese lo proibì poi sino al 1952. In Italia si dovette attendere più a lungo: fu presentato pubblicamente solo nel 1960.i nazisti tedeschi reagirono con violento disprezzo mentre l'Italia fascista ne proibì le proiezioni.



L' opera si divide in 5 parti:

1) Uomini e vermi;

2) Il dramma sul ponte di poppa

3) Il sangue grida vendetta

4) La scalinata di Odessa

5) Il passaggio attraverso la squadra.



Nel Giugno del 1905 l'equipaggio della corazzata russa Potemkin, ancorata al largo dell'isola di Tendra, è in rivolta contro i superiori, rei di distribuire il rancio attraverso porzioni di carne putrefatta condita di vermi.. La ribellione si scatena quando le autorità costringono i marinai a mangiare ugualmente il pasto distribuito; coloro che si rifiutano sono fucilati, ma il plotone incaricato di far fuoco sui propri compagni disubbidisce all'ordine dando il via all'ammutinamento vero e proprio. I marinai assumono il totale controllo della nave, ma dai tafferugli che ne seguono muore l'ideatore della rivolta, Vakulincuk.

Il suo cadavere è esposto nel porto di Odessa e la popolazione civile, incolonnata in una lunga processione, rende onore al corpo del marinaio. Centinaia di migliaia di persone fraternizzano con l'equipaggio, esternando la solidarietà attraverso comizi spontanei sulla banchisa del porto. La polizia zarista interviene sparando alla cieca sui civili raccolti sulla scalinata di Odessa, facendo strage di uomini, donne, vecchi e bambini. Dalla Potemkin la risposta non si fa attendere; i soldati sparano cYearsnate centrando in pieno il quartier generale delle forze armate dello zar.

Intanto, l'intera flotta russa dirige verso la città con l'ordine di soffocare la rivolta. La Potemkin muove verso di loro nel tentativo di raggiungere il Mar Nero e quando tutto fa presagire ad uno scontro pressoché inevitabile, arriva il colpo di scena; gli equipaggi delle altre navi rifiutano di sparare sulla corazzata e la lasciano passare tra applausi e tripudi d'ogni sorta.

Il film è un autentico capolavoro, capace di evocare il momento storico attraverso un racconto improntato in maniera semi documentarista. Eisenstein tralascia qualsiasi forma identificativa dei personaggi e costruisce il film basandolo essenzialmente sul ritmo figurativo. Il marinaio Vakulincuk quindi, è soltanto l'elemento guida della vicenda non l'eroe in cui pedagogigamente il pubblico deve identificarsi.

Il regista piega la storia a livelli di fantasia (il primo atto insurrezionale del 1905 fu in realtà represso nel sangue dalle armate dello zar), ma è capace di introdurre nell'immaginario collettivo piena attendibilità all'evento rivoluzionario, che egli ammortizza nel film seguendo una sua logica personale.

I due cardini fondamentali per l'ottimizzazione dell'opera sono da attribuire all'inquadratura e al montaggio.

Il linguaggio visivo delle immagini-

Eisenstein monta in vorticosa sequenza oltre mille inquadrature in uno spazio massimo di tre secondi una dall'altra, ottenendo così '' un'equiparazione'' tra ripresa e movimento. Soltanto l'alternarsi fotografico dai primi piani ai campi lunghi dà momenti di respiro. Persino il sottotitolo si adegua al ritmo forsennato del montaggio; didascalie di raccordo tra una scena e la successiva (ma…ed ora… improvvisamente…) sono assemblate anch'esse nel criterio narrativo della pellicola.

La straordinaria ricchezza visiva che ne scaturisce è la logica conseguenza di un preciso raccordo tra immagini di chiaro realismo e storia di pura fantasia, il tutto dosato da Eizenstein con mirabile capacità.

Anche se il resoconto storico è imperniato in cinque capitoli , lo sviluppo figurativo che ne segue si può ridurre in due atti - onore al caduto e la scalinata di Odessa - concatenati tra loro attraverso un ricco ed eloquente coinvolgimento emotivo carico di notevole vigore simbolico.

Proprio il simbolismo rappresenta il fulcro centrale del cinema di Eisenstein, ne La corazzata Potemkin questa componente assume toni emblematici. La commiserazione tramutata poi in spirito di rivolta contro la tirannide, espresse tramite la scena dell'omaggio al cadavere di Vakulincuk è il primo esempio e forse il più espressivo.

L'enorme bocca di cYearsne che ricopre l'intero schermo significa potere e potenza distruttiva, ma allo stesso tempo un importante veicolo, necessario agli insorti per il raggiungimento del fine prestabilito, la rivoluzione. Significato ambivalente

Poi.... ancora le tre inquadrature riguardanti, le statue del leone. La prima, dormiente (il popolo sopporta impotente l'angheria), la seconda, il risveglio (il popolo si ribella al despota), la terza, il ruggito (il popolo si arma e caccia il tirYears). Figure retoriche ove i primi due soggetti donno un terzo significato metaforico, stesso discorso per gli stivali dei soldati -nota il gioco ''noir'' espressionista delle ombre



L'episodio di Odessa è raccontato in modo da rappresentare simbolicamente l'intera storia rivoluzionaria russa.



Il rancio immangiabile sta per le condizioni disumane in cui vivono i lavoratori; l'ammutinamento sta per i tanti coraggiosi tentativi insurrezionali; la strage sulla scalinata per le spietate repressioni zariste, la bandiera rossa al vento per il trionfo di ottobre. Ejzenstein intendeva mostrare il tutto attraverso una sua parte, coniando la prima sinnedoche cinematografica(vedi righe seg.); tragedia classica in cinque atti (ma senza eroe individuale) di un rigore quasi matematico-il nostro aveva studiato Ingegneria-



Nella Corazzata Potëmkin, Ejzenstejn non utilizza attori,piuttosto ricerca"tipi"che,senza troppo caratterizzarsi individualmente,possano ben inserirsi nel carattere corale,collettivo,della storia; ma ripetiamo,il regista non ha paura di inventare episodi, di manipolare il set e la drammaturgia ai propri fini formali.



Applica il principio pars pro toto(la parte per il tutto), quando i marinai della Potëmkin in rivolta scaraventano in mare il medico di bordo e ciò che di lui viene inquadrato sono solo gli occhiali a stringinaso rimasti impigliati ad una gomena. Inventa la scena nella quale i capi dei rivoltosi debbono essere fucilati e per questo sono radunati e ricoperti sotto un grande telone,prassi a quanto pare inesistente nella marina zarista, giustificata unicamente dalla necessità di avere un elemento plastico forte (come il telone)sotto il quale si agitano i corpi dei marinai



L'intenzione è quella di far provare allo spettatore un'intensa commozione(pathos), come precisa lo stesso Ejzenstejn:



"Il pathos dimostra la sua efficacia quando obbliga lo spettatore a balzare in piedi dalla sua poltrona; o ad accasciarsi là dove si trova; o ad applaudire,a gridare fortissimo; quando fa brillare i suoi occhi di gioia prima di fargli spargere lacrime di felicità...;quando,in-somma,lo spettatore è costretto........''



la scalinata di Odessa



in questa sequenza è raccolta la visione più negativa del potere (i civili trucidati senza riguardo) e l'accorato appello alla pietà (la donna che sale le scale facendosi incontro ai soldati con in braccio il figlio malato, o la giovane donna colpita a morte che non può fermare il carrozzino rotolante lungo la scalinata). Questa scena intrisa di esacerbata violenza e accorato pietismo, rappresenta uno dei punti di forza più espressivi della storia cinematografica. la sovrapposizione delle immagini rende il tutto un vortice-



Le attrazioni del film sono feroci, misurate, reali; Ejzenstein indugia sui cadaveri, su un bambino riverso sui gradini, su una donna con l'occhio spappolato; sulla madre che, colpita, cadendo spinge la carrozzella giù dalle scale; su baionette e stivali; sono una serie di flash discontinui, come tanti impulsi il cui ritmo è il ritmo dell'azione, futuristicamente veloce.

Dramma espressionista, ambienti costruttivisti (Costruttivismo,movimento artistico russo).



E' difficile parlare in maniera canonica di "Plot", di "plot" (fabula), rispetto alla produzione ejzensteiniana, tipico stile dell'avanguardia il suo ,come nel romanzo del primo novecento, la fabula viene distrutta in una narrazione che si sviluppa su di un tempo discontinuo.

Ejzenstejn è un grande orchestratore filmico dei movimenti della folla. Nella famosa sequenza della strage sulla scalinata di Odessa il montaggio crea una contrapposizione tra lo spazio e il tempo. Mentre lo spazio in cui l'azione si svolge è ampio e dilatato,il tempo narrativo è fatto di frammenti sempre più ellittici e contratti.



Scrive Béla Balàzs, il grande teorico ungherese: "...nell'epica sequenza della scalinata,morti e feriti giacciono riversi sui gradini. L'inquadratura riprende volti umani cosparsi di sangue e inondati di lacrime. Subito dopo, riprende anche i cosacchi che sparano sulla folla,malo spettatore non vede che i loro stivali: non sono più uomini, ma stivali che calpestano volti umani. E tanto stupidi e infami essi ci appaiono che istintivamente lo spettatore si ribella. Ecco l'effetto metaforico del film."



Nato come strumento di celebrazione politica,La corazzata Potëmkin si rivela dunque come un concreto, formidabile esempio di cinema intellettuale,di cinema come macchina per la produzione di metafore,quindi come scrittura poetica, o di pensiero,né più né meno della letteratura o della filosofia. Montando assieme tre inquadrature di tre diversi leoni di pietra(uno addormentato, uno accucciato ma vigile,uno in procinto di slanciarsi), Ejzenstejn non si limita a produrre una banale metafora ma una immagine filmica un pensiero attraverso le immagini



Nel grande dibattito sul cinema che andò sviluppandosi allora nell'Unione Sovietica,si contrapponevano essenzialmente due posizioni.



Da una parte, c'era il cosiddetto "cineocchio"di Dziga Vertov,che sosteneva un cinema di tipo documentaristico,senza manipolazioni preventive della realtà, senza trame precos

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