[Mp3-Ita] Melozzo da Forlì - L'umana bellezza [Tnt-Village]

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Description










Melozzo da Forlì

L'umana bellezza





Puntata 5 - 12 aprile 2011
Durata: 28'46"


La quinta puntata è uno speciale dedicato a Melozzo da Forlì e alla mostra "Melozzo da Forlì - L'umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello" in corso a Forlì presso i Musei San Domenico fino al 12 giugno. Melozzo è stato uno dei più grandi geni del Rinascimento, e le sue opere conducono il visitatore della mostra attraverso un viaggio nell'ideale di bellezza dalla prima metà del Quattrocento fino ai primi anni del Cinquecento: Melozzo, formatosi osservando le opere di Piero della Francesca, di Beato Angelico, di Andrea Mantegna e dei pittori fiamminghi attivi a Urbino, è stato un artista in grado di modernizzare l'austera e geometrica bellezza di Piero aggiungendo grazia e naturalezza e ponendo le basi per i grandi capolavori di Raffaello. Ilaria e Federico ci portano alla scoperta dei meravigliosi capolavori di Melozzo da Forlì!


L'opera





Angelo che suona il liuto,
1472-75 ca.; affresco staccato, 110 x 78 cm;
Roma, Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana




Melozzo di Giuliano degli Ambrosi, detto Melozzo da Forlì (Forlì, 1438 – Forlì, 1494), è stato un pittore e architetto italiano, massimo esponente della scuola forlivese di pittura nel XV secolo.
Unì l'uso illusionistico della prospettiva, tipico di Andrea Mantegna, a figure monumentali rese con colori limpidi, vicine ai modi di Piero della Francesca. La luce tersa della sua pittura richiama quella dei "pittori di luce" fiorentini, come Domenico Veneziano e l'ultimo Beato Angelico. Fu il primo a praticare con grande successo lo scorcio dal basso, "l'arte del sotto in su, la più difficile e la più rigorosa".
Tra i discepoli diretti, si segnala il pittore Marco Palmezzano, certamente il più famoso, anch'egli appartenente alla scuola forlivese.
In architettura, influì fortemente sull'opera di un altro forlivese, Pace di Maso del Bombace.

Della sua prima formazione non sappiamo molto, se non che fu discepolo del giottesco Baldassarre Carrari il Vecchio. Certamente, a Forlì aveva fatto impressione, poi, anche l'opera di un altro discepolo di Giotto, Guglielmo degli Organi, che aveva affrescato, tra le altre cose, la chiesa di San Domenico. Possiamo anche pensare ad un ambiente forlivese dominato da Ansuino da Forlì, che aveva preso parte all'impresa della chiesa degli Eremitani a Padova, riportando a Forlì la maniera di Andrea Mantegna, da cui Melozzo derivò una linea tagliente e incisiva, l'uso degli scorci e l'attenzione all'espressività delle figure. Ebbe inoltre molta familiarità con Giovanni Santi, il padre di Raffaello.

Dal 1464 lavorò a Roma nella basilica di San Marco, inglobata, a partire dal XV secolo, in Palazzo Venezia, dipingendo gli affreschi con San Marco Papa e San Marco Evangelista.
Forse tra il 1464 e il 1465 collaborò con Antoniazzo Romano alla decorazione ad affresco della cappella Bessarione nella basilica dei Santi XII Apostoli, sempre a Roma. Dal 2008 gli affreschi sono nuovamente visibili.

Dal 1465 al 1475 fu a Urbino a contatto con l'opera di Piero della Francesca, di cui fu allievo riprendo l'impostazione monumentale della figure. La presenza di Melozzo ad Urbino poté certo lasciare un'influenza su Giusto di Gand, che vi giunse circa nel 1473, e su Pedro Berruguete, che vi arrivò dopo il 1474. Melozzo alla corte dei Montefeltro approfondì lo studio della prospettiva in senso illusionistico. A Urbino, si ritiene probabile, ma non certo, che abbia lavorato anche nella pittura dei ritratti di uomini illustri nello studiolo del Duca. In particolare, a Melozzo "probabilmente risaliva l'inquadratura architettonica della biblioteca e dello studiolo".
Del periodo urbinate è la frammentaria tavola con il Salvator Mundi dove accanto alla fisionomia di tipo mantegnesco si nota nella resa monumentale delle figura l'influenza di Piero mentre il soggetto è tipicamente di origine fiamminga.
Tra il 1466 e il 1470 sono datati i due frammenti con Vergine annunciata e Angelo annunciante della Galleria degli Uffizi di Firenze.

Nel 1475 tornò a Roma, dove fu nominato Pictor papalis, ovvero pittore ufficiale di Sisto IV. Come tale, la sua influenza sulla pittura contemporanea e successiva fu enorme.
Nel 1477 eseguì l'affresco con Sisto IV nomina Bartolomeo Platina prefetto della biblioteca Vaticana, già nella Biblioteca Vaticana stessa ed oggi staccato e conservato alla Pinacoteca Vaticana, importante testimonianza dei suoi interessi nello scorcio architettonico e nell'integrazione tra figure e architetture per fini illusionistici.
Il 17 dicembre 1478 fu tra i fondatori dell'Università dei Pittori, Miniatori e Ricamatori, che sarebbe poi diventata la prestigiosa Accademia di San Luca.
Nello stesso periodo disegnò, per conto di Girolamo Riario, un nuovo palazzo in Roma, quello che oggi, rimaneggiato negli anni successivi, è conosciuto come palazzo Altemps. Del resto, Girolamo si servì dell'opera di Melozzo anche per la progettazione di diversi palazzi a Imola e del Palazzo Riario a Forlì. I restauri del 1984 hanno, tra l'altro, portato alla luce affreschi attribiti alla scuola di Melozzo, nella cosiddetta "Sala della Piattaia".
Ad un periodo imprecisato risalgono gli affreschi della Basilica di Santa Francesca Romana: Dottori della Chiesa, attribuiti comunque a Melozzo ed alla sua cerchia.
Nel 1480 circa eseguì nell'abside della chiesa dei Santi Apostoli, dopo i lavori di rinnovamento voluti dal cardinal Giuliano della Rovere nel 1475 circa, l'affresco con Ascensione di Cristo. L'opera, che si segnalava per l'uso ardito e nel contempo rigoroso della prospettiva, colpì molto i contemporanei ed ebbe moltissima influenza. Lo stesso Michelangelo lo tenne presente per il suo lavoro alla Cappella Sistina. L'affresco rimase sul posto fino al 1711 quando l'abside venne distrutto per rimodernare la chiesa. Fu allora staccato e diviso in 16 parti: 14 frammenti con Apostoli e i celebri Angeli musicanti sono ora esposti nella sala IV della Pinacoteca Vaticana; un altro frammento di Angelo si trova ora al Museo del Prado, mentre la figura del Cristo benedicente venne sistemato sullo scalone d'onore dell'allora Palazzo Apostolico al Quirinale, dove si trova ancora oggi, avendo come didascalia una lapide latina che celebra il primato di Melozzo nella prospettiva; le monumentali figure, infatti, sono scorciate prospetticamente in modo mirabile. Recita la lapide: "OPUS MELOTTII FOROLIVIENSIS / QUI SUMMOS FORNICES PINGENDI ARTEM / MIRIS OPTICAE LEGIBUS / VEL PRIMUS INVENIT VEL ILLUSTRAVIT / EX ABSIDE VETERIS TEMPLI SS. XII APOSTOLORUM / HUC TRANSLATUM ANNO SAL. MDCCXI".
Un'altra sua opera del periodo romano è l'Annunciazione visibile nel Pantheon, nella cappella a destra (rispetto a chi guarda) di quella dove è sepolto Vittorio Emanuele II di Savoia.
Presumibilmente in questo periodo collaborò con Andrea Bregno per il Monumento del cardinale Giovanni Diego de Coca (morto nel 1477) nella basilica di Santa Maria sopra Minerva: notevole è, al proposito, l'affresco di Melozzo Cristo giudice tra due angeli (detto anche Giudizio universale).
Alla morte di Sisto IV, nel 1484 lasciò Roma per Loreto.

Tra il 1484 e il 1493, ma secondo alcuni fra il 1477 e il 1479, realizzò l'affresco della cupola della sagrestia di San Marco nella basilica della Santa Casa di Loreto, commissionato dal cardinale Girolamo Basso della Rovere. È uno dei primi esempi di cupola decorata sia con figure sia con elementi architettonici, fortemente influenzata dalla Camera Picta di Andrea Mantegna: il progetto prevedeva di disporre una serie di figure all'interno del catino, scorciate per una corretta visione dal basso, e inserite in cornici con rilievi in finto stucco, in modo che l'architettura dipinta sembrasse la continuazione dell'architettura reale. Per lo scheletro architettonico dipinto, realizzò una serie di costoloni e cornici convergenti verso la sommità della cupola, che circondano finestre aperte su un cielo, entro le quali si trovano angeli con le ali spiegate, recanti simboli della Passione.
Alla base della cupola, sopra la terminazione del tamburo e sotto gli angeli, dipinse su ogni vela otto Profeti seduti su un cornicione dipinto e inclinati in avanti, verso il basso, in modo che i volti mostrino il lato inferiore. Verso la sommità della cupola melozzo dipinse un circolo di cherubini e serafini con al centro, sopra la testa dello spettatore, lo stemma del committente circondato da un festone.
Più che mai convincenti sono le figure sospese illusionisticamente nel vuoto, ricreate forse studiando dei modellini in cera sospesi con dei fili, magari riflessi in uno specchio posato per terra. Melozzo non aveva però ancora compreso, come fecero poi Raffaello (nella cappella Chigi a Santa Maria del Popolo) e Correggio (a Parma), che se la veduta dal basso era adeguata per le figure alla base della cupola, per quelle al centro era necessaria una veduta assiale.

Del 1489 è il mosaico della Cappella di Sant'Elena nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma, con Gesù benedicente attorniato dagli evangelisti, in cui sono più evidenti gli influssi bizantineggianti.
Sempre a Roma, alla scuola di Melozzo, è attribuito l'affresco dei Dottori della Chiesa nella basilica di Santa Francesca Romana, nei pressi del Colosseo.

Ad Ancona, nel 1493, realizzò la decorazione di alcuni soffitti del Palazzo Comunale, risistemato tra il 1447 ed il 1542 da Francesco di Giorgio Martini, (perduti).
Successivamente tornò a Forlì dove, in collaborazione con uno dei suoi migliori discepoli, Marco Palmezzano, decorò la Cappella Feo della chiesa di San Biagio (distrutta nei bombardamenti della Seconda guerra mondiale).
Nella Pinacoteca civica della città romagnola si conserva l'opera conosciuta come il Pestapepe, probabilmente eseguita per conto di un commerciante, forse come insegna dell'attività. A lungo attribuita all'autore forlivese, è stata posta in relazione con ambienti artistici ferraresi, forse opera di Francesco del Cossa.
Morì a Forlì nel 1494 e la sua tomba si trova all'interno della chiesa della Santissima Trinità.



Opere in mostra citate durante la trasmissione:

Opere di Melozzo da Forlì:

Madonna annunciata (1460 ca.; Firenze, Uffizi)
Arcangelo Gabriele (1460 ca.; Firenze, Uffizi)
Salvator Mundi (1466 ca.; Urbino, Galleria Nazionale delle Marche)
San Marco Evangelisa (1465-70 ca.; Roma, Basilica di San Marco)
San Marco Papa (1465-70 ca.; Roma, Basilica di San Marco)
Sisto IV nomina il Platina prefetto della Biblioteca Vaticana (1477; Roma, Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana)
Angelo che suona il liuto (1472-75 ca.; Roma, Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana)
Angelo che suona la viola (1472-75 ca.; Roma, Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana)
Testa di apostolo (1472-75 ca.; Roma, Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana)
Testa di apostolo (1472-75 ca.; Roma, Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana)


Opere di altri artisti:

Piero della Francesca, San Giuliano (1450 ca.; Sansepolcro, Museo Civico)
Andrea Mantegna, Santa Eufemia (1454; Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte)
Artista ferrarese, Il Pestapepe (1450-60 ca.; Forlì, Pinacoteca Civica)
Ansuino da Forlì, Sacra Famiglia (1460 ca.; Altenburg, Lindenau-Museum)
Piero della Francesca, San Girolamo con un devoto (1448-50 ca.; Venezia, Gallerie dell'Accademia)
Piero della Francesca, Madonna di Senigallia (1470 ca.; Urbino, Galleria Nazionale delle Marche)
Giusto di Gand e Pedro Berruguete, Sant'Ambrogio (1473-76; Urbino, Galleria Nazionale delle Marche)
Giusto di Gand e Pedro Berruguete, Boezio (1473-76; Urbino, Galleria Nazionale delle Marche)
Pedro Berruguete, Madonna col Bambino (1490 ca.; Madrid, Prado)
Beato Angelico, Volto di Cristo (1446-47; Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia)
Domenico Ghirlandaio, San Girolamo nello studio (1480; Firenze, Ognissanti)
Sandro Botticelli, Ritorno di Giuditta a Betulia (1472 ca.; Firenze, Uffizi)
Luca Signorelli, Annunciazione (1491; Volterra, Pinacoteca Civica)
Luca Signorelli, Crocifissione (1502-05 ca.; Sansepolcro, Sant'Antonio Abate)
Raffaello, Angelo (1500-01; Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo)
Raffaello, San Sebastiano (1501-02; Bergamo, Accademia Carrara)
Raffaello, Dio con la Madonna e i cherubini (1500-01; Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte)


Altre Immagini

Web Gallery of Art


Relazioni

Allievo di: Ansuino da Forlì?
Guardò a: Andrea Mantegna - Piero della Francesca - Beato Angelico - Pedro Berruguete - Giusto di Gand
Maestro di: Marco Palmezzano
Guardarono a lui: Perugino - Raffaello - Francesco Menzocchi
Principali mecenati e committenti: Sisto IV Della Rovere - Pietro Riario



Libri

-Daniele Benati, Mauro Natale, Antonio Paolucci (a cura di), Melozzo da Forlì. L'umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello,
catalogo della mostra (Forlì, Musei San Domenico, 29 gennaio - 12 giugno 2011), Silvana Editoriale, 2011.
-Maria Pia Fabbri, Melozzo da Forlì. Pictor papalis, Il Ponte Vecchio, 2011.


Musei

- Mostra: Melozzo da Forlì. L'umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello, Forlì, Musei San Domenico,
fino al 12 giugno 2011 (sito internet: www.mostramelozzo.it).
- Roma, Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana
- Roma, Basilica di San Marco
- Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
- Firenze, Uffizi
- Loreto (AN), Santuario della Santa Casa


Approfondimenti

"La nota" - rubrica a cura di Ambra Grieco - Prospettiva, umanità, bellezza: la meravigliosa arte di Melozzo da Forlì

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Scheda del Podcast italiano

[ Info sul file ]

Nome: Melozzo da Forlì - L'umana bellezza.mp3
Data: 2/04/2012 12:24:28
Dimensione: 20,712,541 bytes (19.753 MB)

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Comments: Quinta puntata
Title/songname/content desc: Melozzo da Forlì - L'umana bellezza
Lead performer(s)/soloist(s: Finestre sull'Arte - Il primo podcast per la storia dell'arte
Recording time: 2011

[ Info generiche ]

Tipo di file: MPEG-1 Layer III
Initial skip: 173 bytes
Internal skip: 108 bytes
MPEG frames: 47945
Durata: 00:28:46 (1726.02 s)
Bitrate: 96 kbps CBR
Frequenza: 32000 Hz
Emphasis: none
Mode: mono
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Ringraziamenti

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