Quattro Citta in guerra - Londraseeders: 3
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Quattro Citta in guerra - Londra (Size: 500.44 MB)
Description
La battaglia dâ™Inghilterra
Dopo la vittoriosa battaglia di Francia, lo Stato Maggiore tedesco, ormai padrone di tutta la costa atlantica dalla Norvegia a Bordeaux, cominciò a pensare all'invasione della Gran Bretagna. Solo col diretto investimento della maggiore avversaria, Hitler avrebbe potuto infatti vincere la gigantesca partita impegnata nel settembre 1939. Le sue reiterate offerte di pace erano state sdegnosamente respinte dal nuovo premier britannico. Churchill, e una soluzione di compromesso del conflitto appariva quindi impossibile. D'altra parte, malgrado la crisi militare della Gran Bretagna, che non era ancora riuscita a riorganizzare l'esercito dopo la rotta di Dunkerque, l'impresa non era delle più facili. L'Inghilterra conservava intatta la sua potenza navale. La Home Fleet faceva buona guardia contro ogni tentativo della modesta flotta tedesca, già sensibilmente falcidiata nell'impresa norvegese. E, in appoggio alla marina, vigilava l'aviazione che gli inglesi non avevano impegnato a fondo sui cieli di Franca, malgrado i drammatici appelli dell'alleato. Perchè le divisioni ammassate intorno a Calais avessero buone probabilità di riuscita nel caso di un attacco alle isole britanniche, occorreva quindi che l'intera organizzazione militare, economica e civile dell'Inghilterra fosse sconvolta dalle fondamenta. Occorreva che le navi della Home Fleet dovessero abbandonare i porti della Manica, restando lontane dal principale teatro delle operazioni. Occorreva che le comunicazioni, nell'interno dell'Isola fossero disorganizzate o almeno rese difficili. Occorreva che le fabbriche non potessero fornire alle truppe le armi, le munizioni, gli equipaggiamenti necessari. Occorreva, sopratutto, che l'aviazione britannica fosse annientata, in modo che la supremazia aerea tedesca bilanciasse e annullasse la supremazia navale dell'avversaria. Per ottenere questi molteplici risultati, Hitler non aveva che un'arma: la Luftwaffe. L'aviazione tedesca, così nella caccia come nel bombardamento, aveva clamorosamente dimostrato la sua superiorità durante le campagne di Norvegia e di Francia. Equipaggi perfettamente addestrati e animati da un elevato spirito aggressivo, 170 macchine modernissime e potenti aerodromi dislocati strategicamente su tutta la costa atlantica, dalla Norvegia a Bordeaux, una complessiva prevalenza numerica: questi gli elementi sui quali confidava Goering. Fu dunque con orgogliosa sicurezza nella vittoria finale che l'otto agosto del 1940 dal Quartier Generale del Fuehrer, venne l'ordine di iniziare l'attacco a fondo contro la grande isola assediata. La Luftwaffe, bisogna dirlo, non fu inferiore alla fama conquistata in nove mesi di guerra e in tre vittoriose campagne. Sulla Gran Bretagna, infatti, si scatenò, in perfetta sincronia, un uragano di ferro e di fuoco. Per dieci giorni gli aerodromi costieri ed i maggiori porti britannici, nonché la capitale, vennero pressoché ininterrottamente attaccati da massicce formazioni di bombardieri. I risultati distruttivi dell'operazione furono imponenti. La Luftwaffe attaccava in pieno giorno, quasi a dimostrare la propria incrollabile sicurezza e quindi colpiva con precisione ed efficacia. Ma, contro le speranze di Goering, la RAF britannica rivelò un insospettato mordente. 70 apparecchi tedeschi abbattuti, contro pochi cacciatori avversari, erano il bilancio delle perdite del primo giorno e la cifra si mantenne costante nei giorni successivi. La pericolosa presenza della caccia inglese indusse quindi Goering a modificare i suoi piani. L'obiettivo dei bombardamenti fu infatti, dalla metà di agosto alla prima quindicina di settembre, l'organizzazione degli aerodromi inglesi. Lo scopo era evidente: distruggere al suolo il maggior numero possibile di apparecchi perchè solo paralizzando l'aviazione britannica, l'invasione sarebbe stata possibile. I risultati, però, furono modesti, malgrado la massa di aerei impiegata. La perdite tedesche, anzi, superarono quelle britanniche: circa cinquecento apparecchi in una settimana. Il costo dell'operazione era quindi eccessivamente elevato e l'offensiva aerea minacciava di trasformarsi in un bruciante scacco. Ma Berlino, con teutonica ostinazione, continuò negli attacchi, pur modificando un'altra volta l'impostazione strategica del suo sforzo aereo. E mentre sulla costa francese della Manica alle 35 divisioni di fanteria e di panzer s'andavano affiancando sette divisioni particolarmente addestrate agli sbarchi aerei, cominciarono i raids indiscriminati, di giorno e di notte, sulle maggiori città inglesi. Fu questo, per la Gran Bretagna, il momento peggiore di tutta la guerra. La vita, nelle città, era divenuta un'inferno. Le incursioni si succedevano alle incursioni, gli allarmi agli allarmi e ad ogni bombardamento, crescevano le vittime, aumentavano le distruzioni, s'accumulavano le rovine. Londra, in particolare, subì in questo periodo i danni più gravi in vite umane e in distruzioni materiali. Alla data del 15 settembre intere zone della città erano state rase al suolo e le vittime ammontavano a 14 mila morti e a 20 mila feriti. Il collasso, prima psicologico e poi economico dell'Inghilterra era vicino, secondo il comando germanico. Nessun popolo, si pensava a Berlino, avrebbe potuto resistere ad un simile uragano distruttivo. Ma i calcoli erano sbagliati. E mentre gli inglesi traevano dalla loro flemma tr{spam link removed}onale la forza per resistere, la. RAF impegnava sempre più severamente, sempre più rovinosamente le ondate d'attacco della Luftwaffe. In un solo giorno, il 15 settembre, su 500 apparecchi impegnati, i tedeschi ne persero 185. Alla fine dello stesso mese, cioè ad un mese e mezzo dall'inizio dell'offensiva aerea la Lutwaffe aveva perduto, secondo gli inglesi non meno di duemila apparecchi. Le perdite britanniche, di contro, non superavano i 700 aerei, sopratutto da caccia. Malgrado le enormi distruzioni, particolarmente gravi a Londra, a Portsmouth e a Coventry (da qui il verbo coventrizzare e proposto da Goebbels per indicare la distruzione di una città), la battaglia d'Inghilterra s'avviava ad un'infelice conclusione per i tedeschi. E se nei mesi successivi, da ottobre a dicembre, gli attacchi, sia pure su scala un po' ridotta, continuavano (la City di Londra subì i maggiori danni 1'8 e il 29 dicembre) la stagione ormai inoltrata e la potenza sempre più evidente dell'aviazione inglese avevano reso ormai irrealizzabile il progetto d'invasione. Per Hitler la grande occasione era passata invano e non si sarebbe mai più ripresentata. Sharing Widget |