Samuel Taylor Coleridge - La leggenda del vecchio marinaro

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La leggenda del vecchio marinaro

Samuel Taylor Coleridge





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Dettagli

Autore: Samuel Taylor Coleridge
Titolo: La leggenda del vecchio marinaro
Traduttore: Enrico Nencioni
Anno: 1798
Lingua: Ita, Eng
Genere: Poesia
Dimensione del file: 11MB
Formato del file: Pdf, Rtf



Contenuto

La La leggenda del vecchio marinaro (conosciuta anche come La ballata del vecchio marinaio, titolo originale The Rime of the Ancient Mariner), fa parte della raccolta delle Ballate liriche (1798); si tratta di un complesso poemetto, rielaborato più volte dal poeta, articolato in sette parti, in cui si fondono elementi realistici e trascendenti.
In esso, un uomo di mare narra ad un giovane invitato ad una festa nuziale, la straordinaria avventura della propria nave che, spintasi oltre l'equatore verso l'Antartide, rimane intrappolata tra i ghiacci ed è vittima di una tempesta. Il posarsi di un albatros sulla nave viene accolto come un presagio favorevole dall'equipaggio, che rifocilla il volatile: l'animale sembra essere portatore di una brezza che consente alla nave di liberarsi dalla stretta del ghiaccio. Ad un tratto, senza alcun motivo, il marinaio uccide l'uccello con un colpo di balestra. L'equipaggio dapprima rimprovera il marinaio per l'accaduto, ma successivamente si ricrede, perché migliorano le condizioni atmosferiche. Questo manifesto assenso rende tutti moralmente complici del delitto. All'improvviso, le condizioni atmosferiche precipitano: vento assente, sole cocente, acque ferme ed arroventate. L'equipaggio, sofferente per la sete, incolpa il marinaio per la cattiva sorte: al collo del marinaio, al posto della croce, viene appeso l'albatros morto.
All'imbrunire, la ciurma scorge una nave fantasma in lontananza, che, al suo avvicinarsi, si rivela avere come passeggeri soltanto due donne, impegnate in una partita a dadi: Morte (Death) e Morte-in-Vita (Life-in-Death). La prima vince la vita della ciurma, l'altra quella del Marinaio, che considera più preziosa. Si fa bruscamente notte: i membri dell'equipaggio, agonizzanti, maledicono con lo sguardo il marinaio, e, uno dopo l'altro, in duecento, esalano l'ultimo respiro.
Il marinaio per sette giorni e sette notti vive nel rimorso per l'uccisione dell'albatros. Il settimo giorno scorge dei serpenti marini di colori bellissimi, che nuotano nell'acqua. La loro bellezza colpisce a tal punto il marinaio che li benedice. Questo gesto d'amore segna la fine del castigo divino: l'albatros si stacca dal suo collo e si inabissa e il vento riprende a spirare.
Finalmente il marinaio trova pace grazie alla pioggia ristoratrice e prende sonno; durante la notte un gruppo di spiriti angelici si infonde nei corpi dei defunti, così ogni membro della ciurma può riprendere la propria attività sulla nave. All'alba tutte le anime si raccolgono intorno all'albero maestro e intonano al cielo un canto. La nave procede lungo la rotta, finché, presso le coste inglesi, urta la costa; il marinaio perde i sensi e nello stordimento percepisce due voci indistinte.
Al risveglio, il marinaio vede da lontano il profilarsi del suo paese natale: la chiesa, la baia, la rupe. Un battello arriva in soccorso del marinaio, tratto in salvo poco prima che la nave affondi. Sul battello un eremita chiede al marinaio di raccontare la sua storia. Da allora il marinaio vaga nel mondo per raccontarla ad un predestinato. Terminato il racconto, il marinaio invita il giovane convitato ad affrettarsi alla festa nuziale.

Quello che sembrerebbe un classico resoconto di viaggio, si scopre in realtà un'ode alla natura e ai suoi misteri impenetrabili al cuore e alla mente dell'uomo, che non può peccare di superbia, ribellandosi alle leggi eterne dell'universo, ma che deve accettare e rispettare. L'uccisione dell'albatros da parte del marinaio diventa una sorta di gesto mitico: l'infrazione dell'ordine cosmico e supremo deve essere punita. Nello sguardo vivo e brillante del vecchio marinaio (glittering eye) è possibile riconoscere un riflesso della condizione di “Ebreo errante”, colui che, vagando senza sosta alcuna, deve ripetere il proprio rito di espiazione rievocando di quando in quando il peccato commesso, per potersi riscattare.



Primo Levi ne I sommersi e i salvati,
in epigrafe riporta alcuni versi de La leggenda del vecchio marinaro:
< That agony returns: /
And till my ghastly tale is told /
This heart within me burns.>>

«Da allora, a un’ora incerta, /
quell’agonia ritorna: /
e finché non ho terminato il mio spettrale racconto /
mi brucia il cuore dentro».



Come il marinaio della Leggenda, Levi sente di essere sopravvissuto a un'avventura terribile, nella quale i suoi compagni hanno perso la vita, e come lui è arso dal bisogno di raccontare la sua storia alle persone che incontra, costringendole ad ascoltare anche se non vorrebbero. Così lo scrittore si sente accomunato al personaggio creato da Coleridge anche dallo «strange power of speech» (strano potere di parola) che entrambi sembrano aver ricevuto grazie alla loro discesa negli inferi.





Incisione di Gustave Doré (1832-1883) della visita dell'albatross alla nave del marinaio e del resto dell'equipaggio.



Autore




Biografia

Samuel Taylor Coleridge nasce il 21 ottobre 1772 a Ottery Saint Mary, un villaggio tra le colline del Devon; è il più giovane di dieci figli e dopo la morte del padre, compie gli studi nella scuola dell'Ospedale di Cristo a Londra; fu un assiduo lettore ed un eccellente studente.

Nel 1791 si reca a Cambridge per continuare gli studi, ma presto si arruola nel reggimento dei Dragoni leggeri. Terminata l'esperienza, è riammesso a Cambridge; qui incontra il poeta Robert Southey, che lo influenza in modo particolare con la sua simpatetica visione della Rivoluzione francese, tant'è che diventa un fervente repubblicano. Coleridge lascia Cambridge senza nessun attestato e di lì a poco sposa d'impulso Sarah Fricker, la cui sorella Edith andò in moglie a Robert Southey. Assieme tentano anche di creare una comunità utopistica (la "Pantisocracy"), che si sarebbe dovuta realizzare in Pennsylvania, basata su principi egualitari di stampo socialista: raggiungimento della pace sociale e di uno sviluppo economico equo. Il progetto viene abbandonato.

Nel 1795 Coleridge incontra William Wordsworth, con cui fa subito amicizia, condividendo buona parte della sua visione letteraria e politica. Il risultato massimo della loro collaborazione è la raccolta Lyrical Ballads (1798), che si apre con una delle quattro poesie, scritte da Coleridge, del poemetto The Rime of the Ancient Mariner.

La reputazione di Coleridge come poeta si basa su un corpus assai ristretto di opere: la miglior espressione della sua forza poetica si colloca nella collaborazione con Wordsworth nelle Ballate liriche, esempio di conversation poem (poesia di meditazione).
Il poeta lavora anche ad altre tre ballads, mai completate: la più famosa è Christabel, pubblicata incompiuta nel 1816. Questo poemetto è un racconto fantastico che presenta elementi Gotici. Scaturì un'accesa discussione con Wordsworth, vedendosi rifiutata dallo stesso la richiesta di pubblicare Christabel nella seconda edizione delle Lyrical Ballads.
Iniziato nel 1798 e pubblicato incompleto nel 1816, Kubla Khan è stato ispirato, secondo le indicazioni del poeta stesso, dall'abuso di oppio, anche se i critici odierni ritengono che sia stato scritto coscientemente. Il nome del poemetto proviene dall'antico khan mongolo, Kubilai Khan. La forza espressiva di Coleridge si esplica proprio nella fervida immaginazione descrittiva e nel ritmo quasi musicale che dà allo svolgimento.

Nel 1798 si reca in Germania con Wordsworth e la sorella di questi, Dorothy. Si disillude completamente nei confronti della Rivoluzione francese, considerata troppo radicale e quindi sposta la sua attenzione verso la filosofia tedesca, specialmente verso il pensiero di Immanuel Kant; impara il tedesco, studia filosofia alla Göttingen University e traduce alcune opere di autori come Friedrich von Schiller in inglese.

Nel 1800 torna in Inghilterra, e con Wordsworth va a vivere nella zona del Lake District. Nel frattempo sviluppa una dipendenza dall'oppio, utilizzato per alleviare i dolorosissimi reumatismi di cui soffre. Nel 1804 parte per Malta, sperando di migliorare la sua situazione fisica in un clima più mite. Lavora per due anni circa come segretario del governatore di Malta, quindi torna in Inghilterra.
Dal 1808 torna a vivere nel Lake District, assieme a Wordsworth e Southey. In seguito a questa convivenza, la zona sarà ribatezzata Lake Poets. Stringerà amicizia anche con il giovane Thomas de Quincey, trasferitosi lì in quegli anni. Coleridge si innamora della sorella della moglie di Wordsworth, Sara Hutchinson, amore mai ricambiato che lo perseguiterà per tutta la vita.

Nel 1810 litiga con Wordsworth furiosamente. La sua dipendenza dall'oppio gli crea continui sbalzi di umore a tal punto da impedirgli di lavorare. Per liberarsi dall'oppio si fa ricoverare in una casa di cura per malati di mente a Londra.
Negli anni che seguono fa progressi e riprende a lavorare come giornalista e critico letterario.
Muore a Highgate il 25 luglio 1834.



Note

La versione digitalizzata è tratta dalla ristampa anastatica dell'edizione Tip. Bernardoni del 1889, dono del Corriere della Sera agli abbonati.



LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza
specificata al seguente indirizzo Internet:
http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/
1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 27 febbraio 1998
2a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 29 gennaio 2006
ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
REVISIONE:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
Gianni Mazzarello, g.mazzarello@trenitalia.it
PUBBLICATO DA:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it

Informazioni sul "progetto Manuzio"
Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associazione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque voglia collaborare, si pone come scopo la pubblicazione e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito Internet: http://www.liberliber.it/

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