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Schwaller de Lubicz - La scienza sacra dei faraoni [Pdf - Ita] [Tntvillage.Scambioetico]
La scienza sacra dei faraoni Dettagli Autore: R.A. Schwaller de Lubicz Titolo: La scienza sacra dei faraoni Anno edizione: 1994 Casa Editrice: Edizioni Mditerranee Lingua: italiana Genere: saggio Dimensione del file: 22 MB Pagine: 280 Formato del file: Pdf Trama Quindici anni di affascinanti ricerche di meditazioni nella cittadina di Luxor, nell'Alto Egitto, hanno permsso a Schwaller de Lubicz di ritrovare la Saggezza Sacra della quale il tempio è e rimane depositario pr coloro i quali sanno legger nella pietra. Non si tratta semplicemente di un'immagine: il pensiero dei faraoni non si esprime nella teoria, diviene opera. E "la più perfetta delle opere" è la casa che l'uomo dedica alla divinità. Attraverso il sacro tempio gli antichi Maestri fecero "parlare le pietre" affinchè tramandassero ai posteri le loro conoscenze divine, cosmologiche, geodetiche e la branca più preziosa della loro scienza sacra: la scienza dell'uomo, della vita terrestre nella perpetuità dei rinnovamenti osirici. La grandiosa opera redatta da Schwaller de Lubicz sotto il titolo Il Tempio dell'Uomo, nella quale egli intese divulgare le sue scoperte, insieme con la documentazione necessaria per autenticarle, presenta raffinatezze di tipo matematico e geometrico di una complessità stupefacente. Ne La scienza sacra dei faraoni si è raccolta la filosofia essenziale delle straordinarie conoscenze faraoniche, sfrondandola dell parti eccessivamente tecniche. Nella prima parte del libro, inoltre, testi inediti di Schwaller de Lubicz preparano il lettore alla comprensione della Somma Scienza egizia e pitagorica, riportando gli indispensabili elementi preliminari: il significato esoterico di numeri, la chiave del linguaggio simbolico e le modlaità per acquisire la "comprensione" intuitiva. Biografia dell'autore «La Natura è la forma simbolica di ciò che è fuori dalla Natura»?(R. A. Schwaller de Lubicz, Verbo Natura) Il nome di René Adolphe Schwaller de Lubicz, resta ancora quasi sconosciuto nel nostro paese al di fuori di ristrette cerchie di esperti. Sebbene le sue opere maggiori siano state tutte tradotte o in via di pubblicazione nella nostra lingua, la figura misteriosa e poliedrica di questo alsaziano schivo ed appartato -come un vero iniziato dovrebbe essere- non ha ancora acquisito il riconoscimento che pienamente merita nel panorama della tr{spam link removed}one esoterica occidentale1. In realtà il personaggio ha una rilevanza di primo piano soprattutto nell'ambito dell'alchimia e dell'egittologia "alternativa" del nostro secolo e molti controversi protagonisti di quelle segrete realtà sono parte di un mito che egli contribuì a creare. Solo un nome per tutti: Fulcanelli. René Adolphe Schwaller nasce in Alsazia, il 7 dicembre del 1887. Dalla sconfitta francese del 1870 le province dell'Alsazia e della Lorena erano parte del Reich tedesco e René, figlio di un farmacista di Strasburgo che fin da piccolo lo iniziò allo studio della chimica, parla tedesco a scuola e francese in famiglia. Non volendo servire nell'esercito invasore, il ragazzo fugge a piedi in Francia prima del servizio militare e si rifugia da una zia ad Asnières. Molto dotato per le arti figurative viene accolto senza difficoltà nello studio parigino di Matisse e diventa allievo del grande pittore. Si sposa con Marthe, conosciuta nell'atelier, da cui avrà un figlio Guy. Nel 1913 entra nella Società Teosofica e vi rimane fino al 1919, scrivendo per la rivista «Le Theosoph». Qui incontra i personaggi che in seguito verranno coinvolti nell'"affare Fulcanelli": l'ermetista Pierre Dujols ed il pittore alchimista Jean-Julien Champagne, il futuro maestro di Eugène Canseliet. La guerra del 1914 lo vede distaccato presso un laboratorio chimico dell'esercito dove si occupa di analisi. Al termine della guerra si dedica ai reduci cercando di facilitare il loro difficile reinserimento nella società all'insegna di un risveglio spirituale e morale: a questo scopo fonda il gruppo dei Les Veilleurs, i Veglianti, e trasforma la rivista «Le Theosoph» in «L'Affranchi», dove inizia a firmarsi usando il nome mistico di Aor (o più esattamente Aor Mahomet Ahliah). Il programma "rivoluzionario-conservatore" del gruppo e della rivista -ispirato alle teorie sinarchiche di Saint-Yves d'Alveydre- attira molti artisti ed intellettuali francesi, come Pierre Loti, Pierre Benoit, Camille Flammarion o il poeta lituano Oscar Wenceslas de Lubicz-Milosz (1877-1939), che presto diverrà l'amico più caro del futuro alchimista.?In cerca di un lavoro più remunerativo di quello di pittore, Schwaller incontra, sempre all'interno del suo gruppo, l'armatore Louis Lamy e Louis Allainguillaume, direttore di una società carbonifera, e da quest'ultimo viene ingaggiato per riorganizzare la struttura finanziaria della società. In breve tempo l'impresa decuplica i suoi introiti ed il munifico Allainguillaume gli concede una percentuale fissa sugli utili che assicura al giovane una definitiva sicurezza economica. A trarre beneficio da questa sua nuova stabilità pecuniaria è anche l'amico Oscar de Lubicz-Milosz, principe di Lusazia, conte di Lahunovo, capo del "Clan de Lubicz", della variante Bozawola (Volontà di Dio), che vive grazie ad un assegno mensile versatogli da Schwaller e che può lottare per l'indipendenza dei tre paesi baltici -Lituania, Lettonia ed Estonia- grazie alla «Rivista Baltica», da lui fondata e sovvenzionata. L'attivismo di de Lubicz-Milosz ottenne presso gli Alleati il successo sperato, gli stati baltici furono liberati ed il principe-poeta divenne ministro della Lituania.?Per riconoscenza verso l'amico fraterno, Milosz adottò Schwaller nel "Clan de Lubicz" e lo investì del titolo di cavaliere e delle armi dei de Lubicz Bozawola, secondo i riti dell'Antica Cavalleria e dopo una notte di digiuno e meditazione. Il 10 gennaio del 1919, R. A. Schwaller divenne così Schwaller de Lubicz. I due uomini restarono per sempre legati fraternamente, anche quando i loro percorsi spirituali si volsero in direzioni opposte: il lituano non si discostò mai dal suo fervente cristianesimo, Schwaller invece si radicò sempre più nell'ermetismo egizio e pagano. Schwaller e Milosz avevano avviato insieme il Centre Apostolique -sempre collegato ai Veglianti- che, sotto il motto di «Gerarchia, Fratellanza, Libertà», patrocinava varie iniziative ai fini di «un risveglio evolutivo nel genere umano». Tra quelle pubbliche si possono ricordare il salvataggio ed il recupero della Casa di Balzac ad Auteil o la fondazione di un istituto di Euritmia diretto da Jeanne Germain, moglie di Georges Lamy (che sarebbe divenuta nel 1927, dopo la sua vedovanza ed il divorzio di Schwaller da Marthe, la nuova compagna dell'esoterista: Isha Schwaller de Lubicz).? Il Centro ed il gruppo dei Veglianti si sciolsero nel 1921, forse a causa della ripulsa dei "cristiani" di Milosz per le pratiche magiche e spiritiche sempre più frequenti fra i "pagani" di Schwaller. Secondo una testimonianza Milosz, prossimo alla fine della sua vita, avrebbe implorato gli amici di non fargli mai domande sui Veglianti. Aor e Isha nelle fotografie sui loro passaporti. Dopo la fine di questa esperienza Schwaller visitò l'Africa del Nord, dove probabilmente ricevette un'iniziazione sufi. Nel 1924, risentendo dell'influenza di Rudolf Steiner, creò a St. Moritz in Svizzera, la "Stazione Scientifica Suhalia", ispirata al Goetheanum del fondatore dell'Antroposofia. Dedicata alla pratica dell'artigianato (legno, ferro battuto, vetro, tessitura e tappeti); allo studio della meccanica (vi furono costruiti un nuovo tipo di motore, un'elica ed un battello inaffondabile, poi brevettati); alla ricerca scientifica (chimica, fisica spettroscopica, microfotografia, astronomia); all'omeopatia (il dottor Nebel, famoso omeopata dell'epoca, considerava eccezionali le preparazioni del laboratorio); Suhalia ospitò artisti ed intellettuali rinomati come il pittore dadaista Jean Arp. In questo periodo si concentra anche un'intensa attività pubblicistica, anche se limitata al solo ambito dei discepoli di Suhalia: Schwaller, che aveva scritto fino ad allora un solo libro nel 1917, Etude sur les Nombres, completa nel 1927, numerosi libelli ed opuscoli: L'appel du Feu; La Doctrine; Le livre des vivents, e soprattutto Adam, l'Homme Rouge, testo -che André Breton ricordò come un contributo fondamentale alla filosofia del Surrealismo- ritirato dalla distribuzione dallo stesso autore poco dopo la pubblicazione. Lascerà passare più di vent'anni prima di affidare di nuovo alla carta stampata frammenti della propria conoscenza. Dopo la crisi economica del 1929, il maestro che ormai tutti chiamavano Aor, la sua nuova moglie Isha, ed i figli di lei -Jean Lamy, in seguito dottore in ginecologia ed inventore della Fonoforesi, una variante dell'agopuntura, e Lucie Lamy, straordinaria disegnatrice- furono costretti ad abbandonare Suhalia, le cui spese di mantenimento erano ormai insostenibili, e si stabilirono a Plan de Grasse, in Provenza, dove acquistarono una proprietà. Proprio qui Aor e l'alchimista Champagne -da lui sovvenzionato per anni- portarono a compimento, nel 1930, un'importante operazione alchemica: la fabbricazione dei blu e dei rossi delle vetrate di Chartres; ma di questo parleremo in dettaglio a suo tempo, a proposito dell'"affare Fulcanelli". Nel 1934 la coppia si recò a Palma di Maiorca nell'antica abitazione di Raimondo Lullo per studiare gli antichi manoscritti dell'alchimista che ancora vi si conservano. Vi si trattennero fino allo scoppio della Guerra Civile spagnola nel 1936. In quello stesso anno, dopo un primo viaggio a Luxor, decisero di stabilirsi in Egitto e dal 1939 vi risiedettero ininterrottamente fino al 1952. Mentre si riposava all'ombra di un mastaba, Isha, che aveva studiato per sei anni i geroglifici e l'egittologia classica, ricevette la rivelazione dell'interpretazione non semplicemente fonetica ma simbolica dei geroglifici. Alla luce di questa scoperta poté tradurre testi incomprensibili per gli egittologi classici. Aor, Isha e la figlia di lei, Lucie, che ricopiava magistralmente bassorilievi ed epigrafi, studiarono in dettaglio per anni il tempio di Luxor e tutti i maggiori luoghi sacri di Al Kemi, l'Egitto faraonico3. Tutto questo materiale confluirà nelle opere più tarde di Aor: Le Temple dans l'homme (1949); Du Symbole et de la Symbolique (1951); Propos sur Esoterisme et Symbole (1960); Le Roi de la Teocratie Pharaonique (1958); Le miracle egyptien (1963); Les Temples de Karnak (postumo) e soprattutto nel monumentale Le Temple de l'homme (1957), vera e propria summa del pensiero e della sapienza che Aor aveva recuperato dalle sabbie e dai ruderi (vi si discetta di tutto: dalla geometria all'anatomia, dalla medicina alla filosofia).?Isha, da parte sua, dopo aver scritto una Contribution a l'Egyptologie (1950), preferirà dedicarsi -suscitando una notevole diffidenza nel compagno- alla composizione di due romanzi iniziatici ambientati nell'antico Egitto: Her-Bak Pois Chiche (1950) e Her-Bak Disciple (1951), storia di un piccolo contadino egizio, detto Cecio, che viene scelto dai sacerdoti ed iniziato ai misteri del Tempio. In seguito scriverà anche L'ouverture du chemin (1957) e La lumiére du chemin (1960), altri romanzi-saggi che non riguardano direttamente l'Egitto, e, dopo la morte di Aor: Aor, sa vie, son oeuvre (1963), agiografia non sempre attendibile dedicata al marito, ma che comprende anche il fondamentale Verbe Nature, uno degli ultimi scritti di Aor. Gli egittologi classici accolsero con prevedibile sufficienza gli studi della enigmatica coppia, ma non tutti: Alexandre Varille dell' Institut Français d'Archeologie Orientale, e l'architetto e archeologo Clement Robichon, si unirono entusiasticamente, nel corso degli anni '40, ad Aor e Isha, collaborando con loro sul campo e pubblicando in ambito specialistico numerosi scritti in loro difesa. Scoppiò una vera e propria querelle des egyptologues fra l'archeologia ufficiale e la corrente "simbolista" capitanata da Varille ed ispirata da Aor. Purtroppo Varille morirà prematuramente in un incidente automobilistico nel 1951, ma i suoi lavori avranno il tempo di influenzare fino ad oggi un largo settore "eterodosso" di studiosi. Dal 1952 Aor ed Isha si ritirano di nuovo a Plan de Grasse conducendo una vita appartata, dedicata allo studio e alla scrittura. Il 7 dicembre del 1961 scomparirà Aor, il 24 dicembre del 1962 Isha. La figlia di Isha, Lucie Lamy, continuerà gli studi egizi dei genitori fino alla morte, avvenuta il 7 dicembre del 1984, e pubblicherà anch'essa un interessante volume Misteri Egizi (1981). «Vous ne connaissez pas Fulcanelli, l'auteur du Mystère des Cathedrales?» aveva chiesto Aor al suo ospite. Stavano paseggiando lungo il viale alberato di fronte alla proprietà dei de Lubicz a Plan de Grasse, l'"Allée des Philosophes", così chiamata da Aor in ricordo della visita di Fulcanelli. L'ospite era un giovane americano di origine olandese André VandenBroeck, che si era recato dall'anziano esoterista per conoscerlo dopo aver letto un suo libro. Aor l'aveva subito riconosciuto come un suo simile: intelligente, poliglotta, versatile e soprattutto «un homme qui brule», come lo aveva immediatamente definito. Tra il 1959 ed il 1960, André divenne una sorta di confidente e "discepolo" di Aor e ce ne recherà testimonianza in un interessante volume: Al-Kemi: A Memoir. Hermetic, Occult, Political and Private Aspects of R. A. Schwaller de Lubicz4. Purtroppo il rapporto si raffreddò presto e cessò definitivamente a causa della diffidenza politica di André -di origine ebraica e di simpatie sinistrorse- per il passato pre-fascista e tendenzialmente antisemita di Schwaller nei Veglianti (André cita con certo livore una Lettre aux Juifs, firmata da Aor e pubblicata insieme ad altre, Lettre aux Artistes, Lettre aux Socialistes, Lettre aux Philosophes Occultes, su «Le Veilleur» nel 1919). «Era [...] un tipico gentiluomo della borghesia francese -così VandenBroeck descrive Aor- [...] con tutte le qualità accattivanti di quella condizione e con almeno qualcuna delle sue sconvenienze. [...] Ed era un uomo di destra. [...] La vera destra è monarchica e teocratica; vuole l'autorità, preferibilmente di diritto divino, crede nelle elites. [...] Una concezione che potrebbe avere molti punti in suo favore se non fosse per la sua propensione alla demagogia, con il fascismo come estrema efflorescenza». Questo è invece il ritratto di Isha, che André incontra per prima: «Con i suoi lisci capelli neri, la carnagione olivastra e gli occhi sporgenti, portava con sé un evidente tocco di Medio Oriente. Indossava abiti bianchi fluenti, pesanti orecchini, anelli e collane e aveva un'aria da indovina zingara». «Le devo precisare che nessuno lavora con mio marito eccetto io. Sono il suo unico discepolo»: così lo accoglie la donna. Ma in breve il giovane riesce a rompere il ghiaccio ed è quasi conteso all'interno della coppia: «Isha stessa mi diede i dettagli dell'esperienza quasi mistica a cui questa conoscenza era legata [si allude alla comprensione simbolica dell'alfabeto geroglifico]. Le giunse in due fasi, in due giorni di Natale a distanza di un anno; vi si riferiva come a "Le Plan des Anciens". Questo piano, mappa, schema o modello (non sono mai riuscito a far precisare ad Isha la forma [...] della rivelazione) offriva, fra le altre cose, la possibilità di collocare un certo numero di geroglifici in un ordine che avesse senso, creando così un alfabeto naturale. [...] Ma la questione era uno dei segreti ben guardati di Isha, segreti che presto riconobbi come la classica carota sul bastone [...]». André, che simpatizza decisamente più con Aor che con sua moglie, passa presto sotto la giurisdizione del capofamiglia lasciando I Sharing Widget |
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