Uomini e topi DviX Mp3 Ita crystaldevil

Penso, che personalmente considera il romanzo omonimo di John Steinbeck il “testo perfetto”, il libro - per ricondursi ad un logoro refrain – da scegliere tra le cose indispensabili da portarsi dietro per una missione nello spazio. Nel capolavoro dello scrittore americano (vincitore del Premio Nobel nel 1962, morto nel 1968 dopo avere lasciato ai posteri gemme come “Furore”, “Vicolo Cannery” e tanti altri romanzi legati all'epica degli umili in California) c'è il più struggente canto sull'amicizia e sulla dignità umana scritto da penna americana. Ma non è certo questo lo spazio per recensioni letterarie. L'adattamento firmato da Gary Sinise, anche protagonista, attore di formazione teatrale (in quel di Chicago) non è il primo, esistendo già una versione del 1939 di Lewis Milestone. Non si tratta di remake, però, ma di fedelissima trasposizione – complice una perfetta sceneggiatura dello scrittore Horton Foote – dal romanzo: pagine trasformate in immagini, senza ombra di dubbio. Per i due protagonisti, Sinise e John Malkovich, i ruoli da sogno per ogni attore che si rispetti: il primo è George, il secondo è il ritardato Lennie, due amici fraterni che attraversano (lasciandosi qualche guaio alle spalle) l'America della Grande Depressione. Si cerca lavoro: George offre braccia e testa, Lennie solo forti, fortissime braccia. Lennie ha il cervello di un bambino, e un sogno da coltivare: vivere finalmente, un giorno, con George in una fattoria, allevando conigli, e non patendo più la fame. Il sogno resterà tale, perché il povero ritardato, che non sa gestire i propri comportamenti, si macchierà di un tragico atto: la felice esperienza come braccianti in una fattoria si trasforma, così, in una fuga. Che ha una sola soluzione. Nessuno sa cantare come Steinbeck la purezza della vera amicizia maschile, e Uomini e topi di Gary Sinise - che coglie con esattezza ogni sfumatura di questa dimensione – resta colpevolmente (per il pubblico, soprattutto) un film praticamente ignorato qui in Italia. Ed anche in America, se vogliamo, perché l'Academy Awards fece spallucce.